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Lilia812.
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Devo essere sincera, finito di leggere questo libro, che ho terminato in poco più di tre
ore, erano talmente forti le emozioni che mi assalivano (sì lo ammetto fino alle
lacrime) da doverlo richiudere e lasciarlo lì per qualche giorno, perché non sono
riuscita immediatamente a riordinare le idee e far uscire i miei pensieri.
Mi sono accostata ad Eclissi di Francesco Mastinu con curiosità e grande attesa,
invogliata anche dal fatto che in questi ultimi tempi sono aumentati i romanzi italiani che vale la pena leggere che trattano il tema dell’omosessualità, dopo un periodo in cui ci si doveva accontentare o di opere straniere o delle traduzioni delle stesse.
Nel complesso il libro è toccante, emozionante (molto) e che nell’arco della storia va
a toccare con mano uno dei diritti che, giustamente, vengono richiesti dalle coppie
omosessuali (ma forse sarebbe più corretto dire dalle coppie di fatto in generale), cioè
il loro riconoscimento giuridico come coppia, la possibilità di sposarsi e formare una
famiglia, il diritto di dividere e condividere ogni momento della loro vita.
Il libro è diviso in tre parti, ma prima di addentrarci nella prima parte c’è un prologo
che si svolge nel presente e ci mostra uno dei protagonisti, Riccardo, sopraffatto dal
dolore per la mancanza e per l’abbandono del compagno Alessandro. Qui l’autore è
abilissimo nel lasciare fin quasi alla fine nel dubbio su quale sia la natura di quest’abbandono.
La prima parte ci descrive, approdando nel passato, l’incontro, o per meglio dire il colpo di fulmine, tra Riccardo e Alessandro che li vedrà insieme per i successivi dieci anni. Questa prima parte quasi ti sorprende, perché l’autore ti tiene incollato alla lettura nonostante vengono toccati tutti i momenti (luoghi comuni?) che caratterizzano libri e storie sull’argomento omosessualità: la discoteca,
il ragazzo gay che ha difficoltà a rivelare il suo essere ai genitori, la reazione
fortemente negativa da parte dei genitori stessi, l’andare via da casa e via via, fino a
giungere a un surrogato di matrimonio, che in un primo momento sembra più voluto
dagli amici che dalla coppia stessa.
Poi c’è la svolta nelle due parti successive, si abbandonano gli stereotipi e si rientra
nella normalità, dove non sempre va tutto bene, dove non sempre c’è una soluzione
per ogni cosa. Nella seconda parte torniamo al presente e accompagniamo passo
passo Riccardo nel suo struggersi per la mancanza di Alessandro, nel cercarlo in ogni
luogo di quella casa, rivederlo in ogni gesto abitudinario, sentire la sua voce,
ricordarlo grazie a quella gatta che per certi versi è la sostituzione di un figlio in
questa famiglia perfetta. Riccardo si lascia andare sempre di più, vivendo quasi una
non vita: poca forza per fare, poca voglia di mangiare, isolarsi da tutto e tutti,
inventare scuse per non uscire da quella casa che lo ha visto per vari anni insieme al
suo Alessandro. Quasi con fastidio risponde (quando risponde) a chi gli chiede di
reagire, e solo l’aiuto di una terapeuta e (chissà) di un fortuito incontro, fanno
apparire in lontananza una piccolissima e tenue speranza di rivedere la luce in fondo
a quel tunnel in cui è sprofondato.
Con un carico di emozioni già accumulato in precedenza, si giunge all’ultima parte
che ci porta ad un passato recente dove, arrivati sull’orlo del precipizio della rottura
della coppia, un fatto sconvolgente li porterà a ritrovarsi, a riunificarsi, anche se
lontani e divisi da una legge vigliacca e da persone piccole, aride di testa e di cuore.
E’ qui che si tocca il fulcro di tutto il libro, Riccardo e Alessandro sono la
rappresentazione di tutte quelle coppie che a tutt’oggi non vedono riconosciuto il
diritto di poter stare vicino alla persona amata in ogni momento, anche nella malattia,
il non poter accompagnare fino alla fine la persona che con amore è stata insieme a te
per alcuni anni o per tutta la vita.
Sono felice di aver avuto l’opportunità di poter leggere questo bellissimo libro,
nonostante tutte le lacrime versate, e ringrazio tantissimo chi me lo ha consigliato.
Ringrazio l’autore per le forti emozioni che ha saputo suscitare, e di aver puntato il
dito (riuscendoci alla perfezione) su un problema che in una società civile, moderna,
aperta a tutti e ai diritti di tutti non deve lontanamente esistere.
Recensione di Lilia Stecchi.