Alba del cuore

racconto MM per adulti

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    Gabriele è un ragazzo come tanti, lavora in un locale per mantenersi all'università, sogna di diventare medico.
    La sua vita scorre tranquilla fino a quando una sera un incontro non sconvolgerà la tranquillata che tanto faticosamente ha raggiunto...
    ...un incontro dal passato...un passato doloroso che Gabriele non riesce ancora ad afforntare...cosa gli riserverà l'aver incrociato dopo dieci anni lo sguardo di Roberto , l'uomo che gli ha spezzato il cuore?



    CAPITOLO PRIMO



    Non poteva andare avanti così, non poteva assolutamente. Doveva darci un taglio, prima che potesse essere troppo tardi.
    Guardò il giovane uomo che gli stava di fronte, alto, biondo, sui venticinque anni, con noncuranza si stava rivestendo dopo aver fatto l'amore.
    Roberto sospirò, era solo quello che portava avanti la loro storia: sesso, unicamente e solo sesso.
    Andrea era stato chiaro, non aveva intenzione di dare una svolta stabile al loro rapporto, non se la sentiva o forse non ne aveva voglia, a lui bastavano le poche ore d’intimità che dividevano nello stesso letto per poi tornare nel mondo reale.
    Roberto si alzò dal letto e a sua volta cominciò a rivestirsi lentamente.
    “ Che hai?” chiese Andrea con un sorriso impertinente.
    “ Niente” rispose il ragazzo dai capelli castani, di circa trent'anni, Roberto sembrava molto più giovane del suo compagno, nonostante avesse cinque anni di più.
    “ Non ci vedremo per una decina di giorni.” annunciò il più giovane dei due “ Starò fuori città per lavoro.”
    Roberto serrò i pugni “ Puoi anche non tornare più.” rispose esasperato.
    L'altro lo guardò basito “ Ma sei scemo?” chiese confuso “ Che diavolo ti prende?”
    Roberto gli si parò di fronte, erano pressoché della stessa statura.
    “ Sono stanco, sono stanco dei tuoi giochetti e sono stanco di essere solo un ripiego per te...”
    Andrea non sembrava colpito da quelle parole “ Siamo alle solite!” esclamò prendendo la giacca “ Sai che ti dico? Fa come ti pare, tanto poi verrai tu a cercarmi.” Sorrise beffardo, era sempre stato così e, sicuramente, non sarebbe mai cambiato.
    “ Vattene!” gli intimò Roberto, indicandogli la porta.
    Andrea non se lo fece ripete, prese le sue cose e con tutta la calma si avviò.
    “ Quando ti sarà passata, mi chiamerai tu.”
    “ Non accadrà.” rispose Roberto con voce atona, la porta si era già chiusa.
    Si lasciò cadere sul letto, era come se lo avessero svuotato di ogni singola energia.
    Era finita, si disse alzandosi lentamente, il capito Andrea era definitivamente chiuso.
    Guardò il sole che stava tramontando: all'improvviso si senti soffocare, il suo appartamento sembrava schiacciarlo sotto il peso dei ricordi.
    Decise di uscire, sarebbe andato da qualche parte, non voleva rimanere in casa a crogiolare dal dolore.
    Dopo due anni, doveva ammetterlo, non gli faceva male pensare che non avrebbe più rivisto il bel viso sorridente di Andrea nè avrebbe più sentito la sua voce petulante.
    Afferrò la giacca e uscì, diretto al parcheggio sotterraneo del palazzo condominiale dove abitava. Quando si trovò nell'abitacolo della sua lussuosa auto, si fermo a riflettere, era un avvocato di successo, aveva una discreta posizione sociale, perché diamine si era andato a impelagare in una storia con un modello? Che cosa avrebbe potuto dargli Andrea?
    Avviò l'auto, sarebbe andato a bere, non voleva pensare a niente.


    “ L'esame sarà domani?”
    A quella domanda due immensi occhi azzurri si sollevarono esasperati.
    “ Ma la vuoi smettere?” Tuonò il ragazzo “ Anche al lavoro devi rompere con l'università?”
    L'altro ragazzo gli lanciò un’occhiata di traverso “ Voglio vedere cosa farai dopodomani, quando sarai rimandato.” ignorando lo sguardo inferocito dell'altro gli porse un vassoio con del brandy.
    “ Tavolo numero 3” disse indicando un tavolo al lato opposto della sala.
    Gabriele imprecò, avrebbe voluto strangolare Michele, dannazione, quello la rogna se la chiamava.
    Contò fino a dieci, era a lavoro e doveva essere sempre gentile e sorridente,
    preparò uno dei suoi sorrisi di circostanza da riservare al cliente del tavolo numero tre.
    “ Il suo brandy, signore.” annunciò gentilmente, ma rimase con il vassoio a mezz'aria, incontrando gli occhi più neri e profondi che avesse mai visto.



    CAPITOLO SECONDO


    Gabriele dovette fare uno sforzo per mantenere in equilibrio il vassoio che reggeva.
    Roberto rivolse un'occhiata distratta al giovane, ma non gli prestò la minima attenzione, ignaro della tempesta interiore che aveva scatenato in Gabriele.
    Il ragazzo chinò il capo, dannazione! che diavolo ci faceva "lui" in quel locale?
    Domanda assurda, era venuto per bere e svagarsi un po’.
    Mentre gli versava da bere guardò di sottecchi quell'uomo...gli anni non lo avevano affatto cambiato, la sua bellezza aveva assunto solo una certa maturità, Gabriele odiava ammetterlo, ma trasudava fascino da tutti i pori, ma era sempre lui, Roberto Alviani, l'uomo che quattro anni gli aveva spezzato il cuore la sera del suo diciottesimo compleanno.
    “ Gradisce... altro ?” chiese con voce malferma.
    Quegli occhi neri, ombreggiati da lunghe ciglia, lo fissarono con fredda cortesia.
    “ Per adesso va bene così,” rispose tornando a fissare il bicchiere pieno di liquore “ può andare.”
    Gabriele irrazionalmente si ritrovò deluso, mentre tornava al bancone.
    Possibile che non lo avesse riconosciuto?
    Quattro anni erano sufficienti per cambiare una persona nell'aspetto o cancellarla dalla propria memoria? Che cosa pretendeva ? si ammonì il giovane cercando di calmare il battito del proprio cuore.
    Certo il giovane ventiduenne di adesso aveva poco in comune col paffuto e goffo diciottenne di qualche anno prima...
    Sorrise sarcastico, sembravano passati secoli da quella maledetta sera, quando per brevi istanti gli erano state spalancate le porte del paradiso, per poi piombare in un inferno di dolore e tormento...

    Era la sera dei suoi diciotto anni, tutto si era svolto nel migliore dei modi.
    Gli amici di Gabriele avevano animato la serata con la loro allegria e spensieratezza, ma nonostante questo, gli occhi del festeggiato seguivano una persona in particolare.
    Roberto Alviani, il fratello maggiore di una sua amica, invitato anche lui alla festa.
    Roberto aveva ventiquattro anni, era un brillante studente della facoltà di giurisprudenza e quella sera era l'oggetto delle attenzioni di parecchie ragazze.
    Gentile e educato, aveva colpito anche Gabriele qualche mese prima, quando si era offerto di dare ripetizioni di diritto alla sorella minore e al suo compagno di banco.
    Anna Alviani era legatissima al fratello, era il suo idolo, lo adorava e dopo averlo conosciuto anche Gabriele, lo aveva messo quasi su un piedistallo.
    Colpito dalla sua intelligenza e dal dolce sorriso che Roberto gli rivolgeva durante le lezioni, erano stati la molla che avevano fatto nascere i sentimenti del giovane liceale.
    Avevano anche fatto amicizia, Gabriele gli chiedeva spesso consigli sulla scelta dell'università o solamente gli piaceva fermarsi a chiacchierare con lui anche di sciocchezze, solo per la semplice gioia di perdersi in quei magnetici occhi neri, che sembravano rubargli l'anima.
    La sera del suo compleanno ea uscito in terrazza, sentiva caldo e poi era anche arrabbiato con una sua compagna, Rossella, che non aveva mollato Roberto per tutta la sera.
    Si era dato dello stupido, ma la gelosia non aveva nulla di razionale.
    “ Che ci fai qui da solo?”
    Gabriele era trasalito nel vedersi di fronte Roberto.Con passo deciso gli si era avvicinato “ Qualcosa non va ?” aveva chiesto con un sorriso gentile.
    Gabriele aveva distolto lo sguardo, come poteva confessargli che era per causa sua se stava così?
    “ Torna dentro,” aveva risposto “ io sto bene.”
    “ Gabriele,” Roberto era vicinissimo “ abbiamo sempre parlato” sembrava realmente preoccupato “ cosa c'è che non va? Magari posso aiutarti.”
    Quel tono così dolce e gentile aveva avuto un effetto devastante su Gabriele.
    “ Non c'è la faccio più, Roberto!” aveva esclamato aggrappandosi al braccio dell'altro “ mi dispiace, ma non riesco più a sopportare...che....”
    “ Che ...?” lo incalzò il ragazzo stupito da quella reazione.
    “...che Rossella ti stia appiccicata.....mi dispiace..... non...” solo allora capì di essersi tradito.
    Con orrore vide il bel viso di Roberto cambiare espressione, lo guardava come se non avesse capito quello che aveva sentito.
    “ Gabriele...” aveva sussurrato sconvolto “ che stai... dicendo ?”
    Gabriele si era portato le mani al viso ed era scoppiato in lacrime.
    “ Sto dicendo che ti amo !” aveva urlato esasperato “ mi dispiace... volevo metterti a disagio... adesso ti farò anche schifo... volevo... ma...”
    “ Sta zitto!” lo aveva interrotto Roberto, attirandolo a se e stringendolo forte, Gabriele aveva sentito il cuore dell'altro battere all'impazzata.
    “ Sta zitto e non continuare!” aveva sussurrato Roberto con voce roca, accarezzando i capelli castani del ragazzo più giovane.
    Gabriele aveva nascosto il viso contro il torace di Roberto, mentre sentiva la sua mano accarezzargli dolcemente la schiena.
    “ Perdonami!” aveva sussurrato questi sollevandogli il viso “ Perdonami.” quel sussurrò mori sulle loro labbra che si erano unite in un bacio inaspettato quanto infuocato.
    Gabriele sentì le gambe cedere, ma Roberto prontamente lo sostenne e lo strinse ancora di più.
    L'esperienza del ragazzo più grande esigeva una risposta a quel bacio, Gabriele non si tirò indietro, anche quando la mano di Roberto s’insinuò sotto la sua camicia esplorando con snervante lentezza la sua pelle.
    Era desiderio quello che aveva letto Gabriele negli occhi di Roberto?
    Con un misto di felicità e timore gli si era abbandonato contro con fiducia e amore “ Basta !” quella parola aveva riportato bruscamente Gabriele alla realtà.
    Roberto si era scostato da lui “ Ricomponiti !” aveva ordinato col fiato corto, appena in tempo prima che il suono di alcune voci li avvisasse che non erano più soli.
    In preda alla confusione Gabriele si era nascosto in un angolo non illuminato della terrazza.
    Doveva ancora riprendersi, sentì la voce di Roberto, rispondere a un saluto, erano voci femminili , li sentì bisbigliare.
    “ Ma per favore !” aveva esclamato il ragazzo, suscitando l'ilarità delle altre due “ comunque ho vinto la scommessa,” aveva continuato “ vi comunico che nemmeno quel moccioso è riuscito a resistermi.”
    Quelle parole avevano raggelato Gabriele: una scommessa? Dunque Roberto aveva intuito i suoi sentimenti e....aveva fatto una commessa?
    Le risate dei tre furono come una pugnalata, dunque aveva giocato? si era preso gioco di lui nel modo più subdolo e meschino!
    Sarebbe voluto sprofondare dalla vergogna e per l'umiliazione... quelle risate non le avrebbe mai dimenticate....
    “ E’ così cicciotto che sembra un orsacchiotto!” aveva esclamato una delle due ragazze, scoppiando a ridere.
    “ Non essere cattiva!” la riprese scherzosamente Roberto, allontanandosi con loro “ a me fa tanta tanta tenerezza invece.”
    Cicciotto... tenerezza... risate...

    Si riscosse immediatamente, era acqua passata, non doveva lasciarsi condizionare da una stupida coincidenza, presto Roberto se ne sarebbe andato e tutto sarebbe finito lì ...
    Adesso non era più il ragazzino goffo di un tempo.
    Il suo senso di rivalsa lo aveva spinto a mettersi d'impegno: aveva perso peso, dedicandosi allo sport e i risultati non erano tardati ad arrivare, dopo quell'occasione aveva evitato Roberto, fino al diploma un mese dopo. Poi le loro strade si erano definitivamente divise... fino a quella sera... ma era stata solo una fugace coincidenza, niente di più e presto sarebbe finita, pensò rincuorato...



    CAPITOLO TERZO


    Roberto si alzò dal tavolo con fare indifferente, gli era giovato uscire, il senso di frustrazione lo stava gradualmente abbandonando.
    Il pensiero tornò ad Andrea: cosa lo aveva infastidito di più del comportamento del compagno? Il fatto che non lo amasse o che lo tradisse apertamente?
    Ma chi voleva prendere in giro ? si disse con un sorriso beffardo, era attratto da Andrea, dalla sua bellezza, dal suo carattere allegro ed esuberante....ma da li a sostenere di amarlo.....
    C'è l'aveva con lui solo per orgoglio, il suo dannatissimo orgoglio ferito e uno smisurato egocentrismo.
    Gli bruciava non essere l'unico, che poi fosse sesso o qualcosa di più non era poi così importante. Tanto valeva chiamare le cose col proprio nome.
    Tutto nasceva dal suo orgoglio di uomo ferito: Roberto Alviani, brillante avvocato in carriera, non era uomo da perdersi nella trappola dell'amore, non ne aveva né il tempo, né la voglia.
    Era un giovane possessivo, ma solo perchè non amava essere secondo a nessuno o venire rimpiazzato. L'amore...
    “ Bah !” esclamò, pagando il conto e dirigendosi verso l'uscita, che se ne faceva lui dell'amore... Solo una volta aveva aperto il cuore a quel sentimento e qual era stato il risultato? Un cuore in mille pezzi, il dolore di aver perso la persona che amava senza alcuna logica spiegazione.
    No, non avrebbe mai più permesso all'amore di farlo cadere nella propria rete...

    “ Io vado!” annunciò Gabriele, uscendo dallo spogliatoio del personale, salutando i colleghi al bancone.
    “ In bocca al lupo per domani” rispose un uomo sui cinquant’anni con un sorriso, era Gianni il proprietario.
    “ Crepi.” rispose il ragazzo sistemandosi la sciarpa, sicuramente fuori faceva parecchio freddo.
    “ Facci sapere com’è andata.” si raccomodò il barman.
    Gabriele annuì, erano come una grande famiglia. “ Contateci.” assicurò avviandosi all'uscita di tutta fretta e non accorgendosi di urtare qualcuno.
    Avrebbe perso l'equilibrio se la ferma stretta di qualcuno non lo avesse sostenuto.
    Un familiare profumo muschiato giunse fino alle narici del ragazzo che sollevò il viso con il cuore in gola.
    “ Tutto bene ?” chiese una profonda voce maschile.
    Gabriele si sentiva la gola secca, erano quattro anni che non si ritrovava di fronte quegli occhi neri.
    “ Si grazie.” sussurrò sconvolto.
    Roberto sorrise e lasciò andare il ragazzo “ Stia più attento la prossima volta,” si raccomandò “ avrebbe potuto farsi male.”
    Gabriele nascose ancora di più il viso sotto il berretto e si levò la sciarpa, grazie al cielo non lo aveva riconosciuto.
    “ Certo,” rispose sbrigativo “ grazie ancora.” e si allontanò lasciando Roberto perplesso, "che strano ragazzo" pensò, avviandosi a sua volta.
    A differenza del locale, la saletta che fungeva da ingresso era illuminata, Roberto notò il ragazzo di poco prima conversare con l'addetta al guardaroba.
    “ Ma perché no ?” stava chiedendo la bella biondina in uniforme nera.
    “ Ho un esame domani,” stava spiegando il ragazzo “ e poi tu finisci il turno tra due ore, non posso aspettare.”
    La biondina fece il broncio “ Sei cattivo, Gabriele!” esclamò tra serio e faceto sfilandogli scherzosamente il berretto.
    In quel momento fu come se a Roberto avessero gettato un secchio di acqua gelida addosso.
    Le luci del lampadario illuminavano il viso di quel ragazzo.
    Gli stessi capelli castani ondulati, la stessa voce, ma furono gli occhi a togliergli ogni dubbio.
    Occhi azzurri, grandi e profondi, di un azzurro non comune, quasi color cobalto.
    Non avrebbe mai potuto dimenticare quei bellissimi occhi.
    Era Gabriele Stevani, non c'erano dubbi, non era più il ragazzino paffuto di qualche anno prima, era cresciuto, adesso era un giovane uomo, ma era lui.
    Roberto rimase immobile, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Come se avesse percepito la sua presenza Gabriele, si voltò.
    Impallidì a sua volta, maledizione lo aveva riconosciuto ? dall'espressione attonita di Roberto ne era certo, afferrò il berretto e senza una parola si avviò correndo all'uscita, lasciando la collega impalata e confusa.

    Gabriele non vide quasi la strada, sapeva solo di doversi allontanare, doveva andare via, voleva tornare a casa, maledì la sorella che lo aveva lasciato a piedi quella sera chiedendogli in prestito l'auto.
    Non sentiva nemmeno il freddo pungente della notte, camminava spedito lungo il marciapiede, avrebbe tanto voluto avere delle ali.
    Con sollievo si accorse che era arrivato ad un incrocio, il suo appartamento non era lontano, si accinse ad attraversare la strada, ma un’auto aveva accostato sgommando, bloccandogli il passo.
    Sapeva chi era la persona al volante, tanto valeva affrontarlo a viso aperto.
    Sentì la portiera dell'auto scura sbattere violentemente.
    “ Non credi di dovermi una spiegazione, GABRIELE?” Sentire il proprio nome sulle labbra del suo primo amore ebbe uno strano effetto su Gabriele.
    Roberto gli stava di fronte, non lo ricordava così alto, in quel momento i suoi occhi avevano una luce marziale, poco benevola.
    “ Buonasera, signor Alviani.” rispose il ragazzo, non aveva alcuna intenzione di farsi sottomettere da quell'uomo, non era più un liceale e glielo avrebbe dimostrato.

    CAPITOLO QUATTRO


    Gabriele aprì in silenzio la porta del suo appartamento. Cercando di nascondere l’agitazione che provava.
    Roberto lo seguì all’interno, senza batter ciglio.
    Era stato Gabriele a proporgli di andare a casa sua, non era il caso di discutere a quell’ora in strada.
    “ Accomodati.” disse freddamente all’ospite indicandogli il piccolo soggiorno.
    “ Vivi da solo ?” chiese Roberto, sfilandosi la giacca.
    “ Non capisco come questo possa interessarti.” rispose Gabriele: prima avrebbero chiarito e prima le loro strade si sarebbero nuovamente divise con sollievo di entrambi.
    “ Sei diventato anche scontroso ?” chiese il giovane uomo con un sorriso ironico “ non ti ricordavo così.”
    Gli occhi blu di Gabriele lampeggiarono “ Avrei preferito che non ti fossi ricordato affatto di me.” rispose piccato.
    Roberto gli si avvicinò “ E’ impossibile” rispose in un sussurro, sollevandogli il mento con un dito.
    Gabriele trattenne un brivido, dannazione “ Impossibile ?” chiese con voce malferma.
    Roberto sorrise “ Certo” rispose attirandolo a se e avvicinando il proprio viso a quello del ragazzo.
    Gabriele trattenne il fiato “ non farlo!” implorò, si sentì sciogliere di fronte a quei magnetici occhi neri, maledizione….doveva reagire, ma il suo corpo non voleva saperne di collaborare.
    “ Come potrei dimenticare…il bastardo che mi ha trattato come l’ultimo dei suoi giocattoli ?” chiese con rabbia lasciandolo andare in malo modo.
    Gabriele faticò a mantenere lì equilibrio…che aveva detto Roberto?
    Adesso lo accusava per giunta? Chi dei due era stato respinto ? chi dei due era stato preso in giro di fronte a quelle ragazze?
    Alzò lo sguardo con fierezza.
    “ Se c’è un bastardo, quello sei tu.” sibilò.
    Lo vide impallidire “ Sei tu quello che mi ha sbeffeggiato con le sue amiche!” la rabbia repressa di quattro anni prima riaffiorò come un uragano.
    “ Sei tu quello che mi ha preso in giro….” la voce gli tremò “ …per il mio aspetto …. io non avrei mai potuto farti del male!”
    Roberto lo fissava esterrefatto, ma che diavolo stava blaterando Gabriele?
    Come avrebbe mai potuto prenderlo in giro? Ma era impazzito.
    “ Ma che diavolo vai blaterando?” urlò furioso “ io non ho mai…”
    “ Ti sei anche vantato di avermi conquistato,” continuò Gabriele fremendo di rabbia, “ e per questo non ti perdonerò mai.”
    Roberto lo afferrò a un polso “ Se volevi giocare come con me avresti dovuto cercare una giustificazione più plausibile.” urlò.
    “ Lasciami!” urlò l’altro ragazzo “ mi fai male!”
    “ Vorrei farti male sul serio” continuò il giovane avvocato “ così impareresti a non giocare con i sentimenti degli altri.” non finì la frase, un sonoro ceffone lo colpì in pieno viso con una notevole forza.
    “ Vigliacco!” la voce di Gabriele era scossa da singhiozzi trattenuti,
    sei solo un vigliacco, Roberto.”
    Quelle parole colpirono Roberto peggio dello schiaffo, c’era una sofferenza troppo profonda in esse per non essere vera.
    Non ci capiva più niente, se era stato Gabriele a lasciarlo perché adesso stava così male? Perché i suoi occhi azzurri erano adombrati da un dolore così palese?
    Di slancio gli cinse la vita e l’attirò a se, lo sentì irrigidirsi.
    “ Calmati adesso” gli sussurrò, accarezzandogli dolcemente i capelli “ non era mia intenzione sconvolgerti.”
    Quella dolcezza spiazzò Gabriele, si era aspettato una violenta reazione, soprattutto dopo lo schiaffo che gli aveva dato.
    La regione gli imponeva di allontanarsi da lui, sciogliersi da quell’abbraccio, ma l’impulso ebbe la meglio, gli si strinse ancora più forte e nascose il viso nell’incavo della sua spalla.
    Una tempesta di emozioni s’impossessò di lui, era lo stesso abbraccio, avvertiva lo stesso caldo tepore di quattro anni prima.
    Sentiva il cuore di Roberto battere come impazzito, sentiva le sue stesse emozioni?
    Quando i singhiozzi si furono placati rialzò il viso, lui era lì e lo stava osservando con un’espressione dolce che lo colpì.
    “ Ti faccio sempre piangere vero ?” chiese provando a smussare la tensione.
    Gabriele tirò su col naso, che vergogna! Frignare come uno sbarbatello.
    “ E’ passato.” rispose, cercando di ricomporsi, ma Roberto non lo lasciò andare.
    “ Non so cosa tu abbia creduto in questi anni,” sussurrò disegnando con un dito il contorno delle labbra di Gabriele “ ma vorrei tanto che tu ti ricredessi sul mio conto.”
    Gabriele trasalì “ Non credo sia possibile.” protestò debolmente, mentre la mano di Roberto armeggiava con il primo bottone della camicia del ragazzo.
    “ Il tuo corpo,” sussurrò con voce roca “ non la pensa così.” i suoi occhi si erano incupiti dal crescente desiderio.
    “ Dimentica il passato, Gabriele,” lo pregò mentre le sue labbra si avvicinavano sempre più a quelle dell’altro “ ti chiedo solo una possibilità per farti ricredere su di me.”
    Le gambe non ressero più Gabriele che si aggrappò al solido corpo di Roberto.
    Occhi negli occhi, le carte erano state scoperte.
    Abbassò lo sguardo per non far trapelare i propri sentimenti.
    “ Non lo so…” sussurrò, aveva paura di soffrire, la prima volta era stata devastante, se fosse successo ancora ne sarebbe uscito annientato.
    Roberto si staccò da lui dolcemente.
    “ Prenditi tutto il tempo.” rispose accarezzandogli la guancia “ saprò aspettare.”
    Gabriele non accennava a muoversi.
    “ Questo è il mio numero.” continuò l’altro posando sul tavolo un biglietto da visita “ chiamami quando vuoi.” gli sollevò il mento e gli sfiorò le labbra con un bacio leggero, prima di uscire in silenzio, lasciando Gabriele confuso e col sapore di quel bacio sulle labbra.




    CAPITOLO QUINTO


    Gabriele sbuffò esasperato, erano ore che si girava e rigirava nel letto senza chiudere occhio.
    Non riusciva a togliersi dalla mente le parole di Roberto, quello che solo poche ore prima era successo.
    Era tutto così strano, aveva quasi dell'inverosimile: si comportava come se non sapesse nulla, come se quattro anni prima non fosse successo nulla, addirittura lo aveva accusato d’immaturità, per poi quasi pregarlo di dimenticare il passato e dargli una seconda chance.
    Buttò all'aria le coperte, era ora di alzarsi, quella mattina avrebbe sostenuto un importantissimo esame.


    Roberto chiuse la pratica con un motto d’impazienza, guardò il proprio cellulare posato sulla sua scrivania.
    Sicuramente Gabriele non lo avrebbe più cercato.
    Era stato un tentativo vano il suo ? si chiese, lasciandosi cadere sulla morbida poltrona di pelle nera.
    Perchè lo odiava così? Doveva essere lui ad avercela con quel ragazzo visto il trattamento che gli aveva riservato in passato, scomparendo senza motivo dalla sua vita e addirittura facendosi negare, quando lui stesso era andato a cercarlo.
    Non poteva finire così, era deciso a fare chiarezza ...un momento..."ti sei preso gioco di me con le tue amiche, ti ho sentito", l'accusa di Gabriele gli riecheggiava nelle orecchie come un tarlo... Adesso aveva capito !
    Finalmente la ragione di quel malinteso gli fu chiara.
    Sorrise mentre sollevava l'interfono “ Gloria ho bisogno di lei.” disse rivolto alla sua segretaria.
    “ Mi dica dottore.” rispose la voce professionale della donna.

    Gabriele scese dalla propria auto, era distrutto, ma poteva dirsi soddisfatto, l'esame di anatomia era andato abbastanza bene, finalmente poteva accedere al terzo anno.
    Era una soddisfazione immensa, da quando erano venuti a mancare i suoi genitori due anni prima , aveva deciso di non dipendere dalla sorella.
    Maria lo adorava e sia lei che il marito avevano sempre cercato di convincerlo a dedicarsi solo agli studi, affermando che avrebbero pensato loro a mantenerlo all'università ma Gabriele era stato irremovibile.
    Voleva farcela da solo, lo doveva a se stesso; sapeva che poteva sempre contare su di loro, ma era la sua vita se la sarebbe cavata da solo.

    “ Ti stavo aspettando, Gabriele.”
    Quella voce lo fece trasalire, facendogli cadere le buste della spesa.
    Roberto in impeccabile completo scuro lo stava aspettando davanti al portone di casa.
    Cercando di calmare il battito del proprio cuore , il ragazzo si chinò per raccogliere la spesa,
    “ Cosa ci fai qui ?” chiese con finto disinteresse.
    Roberto si chinò a sua volta per dargli una mano “ Sono venuto perché ci sono delle cose che dobbiamo chiarire.“ spiegò tranquillamente.
    “ Non abbiamo nulla da chiarire noi due.” rispose lo studente, prendendo le chiavi di casa.
    Roberto gli si accostò “Ti chiedo solo di darmi la possibilità di dimostrarti le mie buone intenzioni ,” continuò “ poi sarai libero di valutare come meglio credi.”

    Gabriele ci pensò su, "non farlo" gli suggeriva la ragione, " non fidarti", ma gli era impossibile restare indifferente a quegli occhi così profondi.
    “ D’accordo!” acconsentì “ Vuoi salire a casa mia ?” chiese un po’ a disagio.
    Roberto scosse il capo “Se ti va,” rispose con uno scintillio nello sguardo “ vorrei invitarti a cena.”
    Gabriele non sapeva cosa rispondere, a cena ? Con lui ? Se glielo avesse chiesto anni prima avrebbe fatto i salti di gioia, ma adesso...
    “ Dammi il tempo di cambiarmi,” rispose , distogliendo lo sguardo.
    Roberto sorrise sollevato, aveva accettato “ Allora io ti aspetto qui.” disse dimostrando una certa discrezione, non avrebbe mai voluto essere invadente.
    Gabriele apprezzò quel gesto “ Sali pure ,” lo invitò sorridendo suo malgrado “ non ci metterò molto.”
    Roberto sentì il cuore perdere un battito , era la prima volta da quando si erano rivisti che Gabriele gli sorrideva.
    Salirono in silenzio le scale, Roberto si accomodò nel piccolo soggiorno, mentre il padrone di casa andava a cambiarsi.
    “ Dove andiamo ?” chiese Gabriele dalla sua camera.
    “ E’ una sorpresa,” rispose Roberto “ mettiti legante e lo saprai.”
    Gabriele passò in rassegna il proprio guardaroba, optò per un completo grigio chiaro e una camicia di una tonalità leggermente più chiara; si sistemò il nodo alla cravatta e si guardò allo specchio; poteva andare si disse.
    “ Caspita!” si complimentò Roberto quando lo vide “ non sei niente male.” più che le parole fu lo sguardo dell'uomo a dare i brividi a Gabriele; era...desiderio...quello che vi lesse ? " nemmeno tu sei affatto male ", pensò ammirando la statura dell'altro. Roberto aveva sempre posseduto una classica bellezza latina che con gli anni non era affatto diminuita.
    Smetti di fare il cretino,! Si rimproverò avviandosi.

    Ci impiegarono venti minuti per arrivare a destinazione; Roberto aveva dimostrato di essere di buona compagnia, parlando di argomenti piacevoli, ma che non toccavano la sfera personale.
    “ Siamo arrivati.” annunciò Roberto accostando l'auto di fronte a un ristorante.
    Gabriele strabuzzò gli occhi, quello era uno dei ristoranti più rinomati della città.
    “ Ma...?” balbettò confuso “... Perché mi hai portato qui ?”
    L’altro sorrise “ Era uno dei posti, dove avrei voluto portarti anni fa” spiegò con disarmante sincerità.
    Gabriele arrossì, “Sul serio ?”
    Roberto si sporse in avanti e gli sfiorò le labbra “ Sul serio.” gli assicurò con fermezza.
    Gabriele si sentì invadere da un’inspiegabile felicità, che gli stava succedendo? Si chiese , mentre scendevano dall'auto.
    Non appena entrarono un cameriere, elegantemente, vestito andò loro incontro.
    “ La stavamo aspettando, dottore.” disse con un rispettoso sorriso.
    “ Buonasera Luigi.” rispose Roberto cordiale.
    “ Vieni.” sussurrò all'orecchio di Gabriele guidandolo.
    “ Non ero mai stato qui.” ammise Gabriele quando si furono accomodati.
    Roberto preferì evitare di dire che era sua intenzione fare tutto quello che non avevano potuto fare in passato, sarebbero stati i fatti a riportare Gabriele da lui, avrebbe fatto qualsiasi cosa e non avrebbe lasciato nulla d’intentato.
    Gabriele ebbe la sensazione di fluttuare nell'aria, non solo per la meravigliosa cena ma tutta la situazione sembrava irreale, stranamente non c'era nessuno, anche se la sala era magnificamente illuminata.
    “ Qualcosa non va ?” chiese Roberto, erano giunti al dessert.
    “ Mi stupisco che un locale simile sia deserto stasera.” ammise il giovane un po’ stupito.
    Roberto ridacchiò “ Ho riservato tutta la sala.” spiegò con aria da cospiratore.
    Gabriele sbiancò “ Stai scherzando vero ?” chiese attonito.
    “ Sono serissimo invece” confermò l’altro, sorseggiando il suo vino bianco “ volevo stare solo con te.”
    Il giovane si passò una mano tra i capelli “ Sei veramente matto!” lo riprese, cercando di trattenere tutta la gioia che sentiva nascere dentro.
    “ Ti stanno brillando gli occhi Gabriele.” puntualizzò Roberto, sporgendosi in avanti, “ Se la mia pazzia ha portato a questo sta sicuro che non me ne pentirò mai.”
    Lo stava corteggiando apertamente! Solo allora Gabriele se ne rese conto e ci stava perfino riuscendo.
    “ Sai,” disse abbassando gli occhi “ ammetto...che oggi è...un giorno speciale...” confesso arrossendo.
    “ Come mai ?” chiese Roberto interessato, era adorabile, quel rossore che animava le guance di Gabriele.
    “ Oggi...ho superato l'esame di anatomia...” confessò il ragazzo, meravigliandosi del fatto che stesse condividendo quella soddisfazione con lui.
    “ Congratulazioni !” esclamò Roberto “ Sono veramente felice per te.” e nel dire così gli prese una mano e la strinse forte.
    Gabriele si guardò intorno, nessuna traccia del personale che discretamente si era eclissato, non seppe mai il motivo, ma si sporse in avanti, sollevò il viso dell'altro con la mano libera e lo baciò.
    Roberto sgranò gli occhi esterrefatto da quella passionalità di quel bacio.
    Rimase immobile per una frazione di secondo, prima di rispondere prontamente, maledicendo di essere nella sala di un ristorante e non a casa sua.
    Staccandosi a malincuore solo per riprendere fiato riuscì a sussurrare “ Andiamo via.”
    Gabriele era spiazzato da quello che era successo, sentiva un crescente desiderio salirgli dal basso ventre fino alle guance ma non era il solo, aveva visto il viso di Roberto, il crescente desidero dei suoi occhi e con quanta foga aveva risposto a quel bacio.
    “ Resta con me stanotte.” gli sussurrò Roberto all'orecchio mentre si alzavano dal tavolo.
    Sentire il suo respiro caldo sul collo fece perdere la testa a Gabriele.
    “ Si!” riuscì a dire, mentre l'altro uomo lo guidava deciso verso l'uscita.



    CAPITOLO SESTO


    Gabriele vide sfilare le luci della città sotto i propri occhi, mentre Roberto si destreggiava abilmente in mezzo al traffico caotico.
    Il giovane sentiva il cuore martellargli nel petto, era tutto così strano... quell'essersi incontrati per caso, la cena in quel meraviglioso ristorante, il bacio che si erano scambiati e infine Roberto che gli aveva chiesto di restare con lui quella notte.
    Gabriele si volse a guardare il bellissimo profilo dell'uomo seduto al volante della lussuosa automobile.
    Lineamenti cesellati, virili, le lebbra piene in quel momento avevano assunto una piega sensuale.
    Arrossì al pensiero di averne assaporato l'invitante sapore, sapeva benissimo cosa stava per accadere, a quel pensiero si sentì pervadere da un misto di eccitazione e timore.
    Se la ragione gli diceva di scappare via, il cuore lo inchiodava a quel sedile, lo costringeva a seguire quel giovane uomo che aveva rappresentato l’unico vero amore della sua giovane vita.
    Sapeva di star facendo un salto nel buio, rischiava di rifarsi male per l'ennesima volta, ma la voglia di stargli accanto era più forte della razionalità.
    Si riscosse da quei pensieri solo quando si accorse di essere in un garage sotterraneo. Roberto accostò accanto ad altre automobili.
    “ Siamo arrivati.” annunciò spegnendo il motore.
    Gabriele sentì il cuore aumentare i battiti, a testa bassa scese dall'auto.
    Si sentì guidare verso l'ascensore che portava al signorile palazzo condominiale dove abitava.
    “ Tutto bene ?” chiese Roberto, quando l'ascensore cominciò a salire.
    Gabriele alzò lo sguardo su di lui “ Si.” sussurrò debolmente.
    Roberto gli accarezzò una guancia “ Non voglio costringerti a fare nulla.” disse con tono gentile “ Una tua parola e io mi fermerò.”
    Gabriele rimase colpito da quelle parole, Roberto teneva così tanto a lui ? Possibile ?
    “ E’ solo che...” provò a spiegare “ sta succedendo tutto così all'improvviso...e io sono confuso.”
    Le porte dell'ascensore si aprirono con un rumore metallico.
    “ Capisco,” affermò l'altro uomo a bassa voce “ non riesci ancora a fidarti di me.” era un'affermazione più che una domanda, nel frattempo si erano avviati lungo il pianerottolo.
    Gabriele chinò il capo “ Io...voglio fidarmi di te,” rispose con sincerità “ lo vorrei tanto...ho solo paura...”
    La porta dell'appartamento si aprì, Gabriele si ritrovò all'interno stretto a Roberto.
    “ Hai paura di me ?” chiese in tono accorato, mentre sempre stringendolo, accendeva le luci dell'ingresso.
    Il ragazzo annuì in silenzio.
    “ Guardami, Gabriele.” gli ordinò Roberto gentilmente, il giovane ubbidì,
    “ Non potrei mai farti del male, io ti...”
    Si bloccò appena in tempo, quelle parole avrebbero solo peggiorato la situazione: non era ancora il momento di aprire completamente il proprio cuore, voleva farlo con tutto se stesso, ma Gabriele non gli avrebbe mai creduto.
    “ Hai detto che mi avresti dato una seconda chance,” riprese “ ti chiedo solo di darmi un po’ di fiducia.”
    Gabriele chiuse gli occhi, decise di credergli, voleva credergli.
    Posò il capo contro l'ampio torace dell'uomo, respirando l'ormai familiare aroma del suo dopobarba.
    “ Si!” sussurrò debolmente cingendogli la vita con le braccia.
    Roberto lo strinse ancora di più affondando il viso nei fragranti capelli dell'altro.
    Sollevo la mano e gentilmente cominciò ad aprire i primi bottoni dell'impermeabile di Gabriele fino a quando l'indumento non cadde a terra formando un grigio mucchietto.
    Gabriele non protestò, a sua volta cominciò a sfilare i vestiti di Robert, godendo segretamente nel sentirlo tremare.
    Trattenne il fiato quando gli sfilò la candida camicia e si ritrovò ad ammirarne il torace scolpito.
    “ Dovrei fermarmi!” ansimò sfiorando la pelle nuda di Roberto con la lingua tracciando lungo il suo torace, una scia infuocata.
    “ Non farlo” la voce dell' altro giunse quasi come un rantolo strozzato, mentre le sue mani esperte giocavano con voluta lentezza lungo la schiena di Gabriele, strappandogli a sua volta gemiti d’indubbio piacere.
    Quasi animate da volontà propria le mani di Gabriele si posarono sulla cintura dei pantaloni del giovane avvocato.
    L'uomo trasalì “ Se vuoi fermarti fallo adesso!” esclamò prendendogli il viso tra le mani e divorandone i lineamenti con lo sguardo ormai incupito dal desiderio “ non credo di potermi controllare ancora per molto.”
    Gabriele alzò lo sguardo, voleva fare l'amore con lui e non si sarebbe fermato per nulla al mondo, per tutta risposta con gesto deciso gli allentò la cintura, insinuando la mano all'interno dei pantaloni dell'altro, strappandogli un grido soffocato.
    Roberto lo afferrò alla vita e lo schiaccio col peso del proprio corpo contro il vano della porta: non c'è la faceva più, liberò Gabriele degli ultimi indumenti quasi con una foga famelica, mentre con avidità s’impossessava delle sue labbra, insinuando la propria lingua in un gioco delizioso cercando quella dell'altro.
    Gabriele sentì che le gambe non lo reggevano, cinse le braccia attorno al collo di Roberto e non fece resistenza quando si sentì sollevare di peso.
    Il contatto della propria pelle con quella dell'altro uomo lo mandava in estasi.
    Continuando a baciarlo con avidità, Roberto si diresse verso la vicina camera da letto, solo allora depose a terra Gabriele, uniti in quell'abbraccio, si ritrovarono sul letto.
    Solo allora l'uomo si staccò dal più giovane, oramai erano entrambi schiavi del reciproco desiderio, era scritto nei loro visi e in ogni carezza che man mano diventava sempre più audace e intima.
    Gabriele si sentì risucchiare in vortice mai provato prima quando la mano di Roberto s’insinuò nella sua più profonda intimità, strappandogli un gemito soffocato.
    “ Ti ho fatto male ?” chiese fermandosi.
    Gabriele gli afferrò il viso e lo guardò negli occhi “ Continua.” lo pregò con voce roca, mentre a sua volta cercava di ricambiare all'altro lo stesso delizioso piacere che lui stesso stava provando.
    Quell'incoraggiamento fu più che sufficiente, Roberto non aspettava altro, con gentilezza fece stendere Gabriele sui cuscini.
    “ Rilassati adesso.” sussurrò baciandolo con infinità dolcezza, prima di insinuare nuovamente la mano nell'intimità più nascosta del giovane.
    Gabriele strinse gli occhi per trattenere le lacrime di dolore che quell’intrusione gli aveva provocato, Roberto si fermò prontamente aspettando che quella sensazione passasse, non avrebbe mai permesso che quell'atto d'amore si trasformasse in qualcosa di squallido o peggio ancora in un atto di puro egoismo.
    Quando sentì il corpo dell'altro rilassarsi ricominciò ad accarezzarlo, cercando di aprire un varco con infinita delicatezza prima di farlo completamente suo.
    Gabriele d’istinto sollevò il bacino, quella deliziosa tortura gli stava quasi prosciugando l’anima; voleva di più, sempre di più, s’impadronì delle labbra dell’altro insinuando la propria lingua e chiedendo un contatto sempre più intimo, voleva quasi prendere ogni singolo respiro di Roberto, voleva che fosse suo.
    Senza fretta, cercando di rispettare i tempi dell'altro, e assecondandolo, Roberto cercava di trattenere il crescente desiderio, fu solo quando Gabriele si aggrappò alle sue braccia e lo sentì gemere sotto di se alle sue carezze decise che rea giunto il momento che entrambi aspettavano.
    “ Sei pronto ?” chiese con voce roca, accarezzandogli una guancia.
    Gli occhi blu del più giovane si erano scuriti “ Si.” sussurrò in rantolo soffocato, mentre Roberto delicatamente s’insinuava tra le sue gambe.
    Il giovane s’insinuò con estrema lentezza. Ma quando sentì Gabriele irrigidirsi, prontamente si fermò.
    “ Adesso passa , amore mio.” disse baciandolo in fronte e asciugando le lacrime di dolore che rigavano le guance dell’altro “ fidati di me.”
    Quelle parole e quel bacio così tenero fecero gradualmente rilassare Gabriele.
    Solo allora Roberto riprese a spingere.
    Dapprima lentamente, gioiva nel sentire Gabriele gemere e andargli incontro con i movimenti del bacino.
    Gli aveva stretto le braccia attorno al collo per aderire a lui completamente.
    Quel briciolo di autocontrollo che Roberto di era imposto si sciolse come neve al sole, quando sentì la voce roca di Gabriele che gli diceva “ ti prego…. non resisto….”
    Con decisione cominciò a spingere, sentiva che l’altro era al limite e lui ben presto lo seguì.
    I loro respiri si fusero in un unico grido appagato quando giunsero all’apice del piacere.
    Per la prima volta nella vita, Roberto non stava facendo solo sesso, stavano facendo l'amore, lo sentiva dal calore che percepiva in Gabriele.
    Erano un solo corpo che si muoveva all'unisono della danza più bella e antica del mondo, l'unica capace di unire non solo il corpo, ma anche l'anima.
    Gabriele, non aveva mai provato nulla di simile, quando finalmente il compagno lo guidò verso il massimo del piacere, si sentì trasportato in un'altra dimensione, avvolto da un vortice di sentimenti che non credeva di poter provare.
    “ Ti amo !” riuscì a sussurrare prima che il desiderio li inghiottisse definitivamente, lasciandoli senza fiato l'uno stretto all'altro.



    CAPITOLO SETTIMO


    Aprì lentamente gli occhi avvertendo una piacevolissima sensazione di benessere.
    Da quanto tempo non dormiva così bene? Roberto nemmeno se lo ricordava.
    Provò ad alzarsi, ma non ci riuscì, spostò lo sguardo e ciò che vide lo lasciò letteralmente senza parole.
    Gli occhi ancora chiusi, un'espressione beata dipinta sul viso, Gabriele dormiva contro il torace di Roberto usandolo quasi come cuscino, impedendo all'altro di muoversi.
    Roberto sorrise e gli sfiorò la fronte con un bacio leggerissimo che però ridestò due immensi occhi blu che lo guardarono inizialmente stupiti.
    “ Ben svegliato.” lo salutò con la voce ancora impastata dal sonno.
    Rendendosi conto solo allora di essere ancora abbracciato a lui, Gabriele avvampò in preda all'imbarazzo.
    “ Buon... giorno... “ bofonchiò diventando viola.
    Roberto scoppiò a ridere, ma non aggiunse altro, guardò la sveglia sul comodino, a malincuore si rese conto che doveva andare, un’udienza importante lo aspettava durante la mattinata in tribunale.
    “ Devo scappare a lavoro.” borbottò di malavoglia.
    “ Impegni importanti ?” chiese Gabriele tanto per dire qualcosa.
    Roberto si alzò “ Un'udienza importante.” spiegò avviandosi verso il bagno “ Interessi tra due grosse multinazionali.”
    Gabriele rifletté, certo che Roberto aveva realizzato il proprio sogno, era diventato un brillante avvocato, frequentava un certo ambiente, sicuramente aveva delle conoscenze altolocate, che cosa ci faceva un ragazzo come lui al fianco di un uomo simile?
    Era ancora uno studente universitario, non aveva amicizie facoltose e non apparteneva al mondo in cui viveva l'altro.
    Quella notte era stata un bellissimo sogno, ma come tale col sole del mattino era destinata a finire.
    “ Cosa c'è che non va?” chiese Roberto riemergendo dal bagno.
    Era parzialmente vestito: indossava un paio di pantaloni dall'impeccabile taglio di alta sartoria e una camicia di un tenue colore azzurro, con mano abile stava sistemandosi il nodo alla cravatta.
    “ Ni... niente...” mentì Gabriele, ma fu poco convincente.
    Roberto si sedette sulla sponda del letto “ Non m’inganni sai !” rispose “ Dimmi cosa ti turba.”
    “ Sul serio,” replicò Gabriele distogliendo lo sguardo “ va tutto bene...” non finì la frase, Roberto gli aveva sollevato il viso, costringendolo a incontrare i suoi occhi.
    “ Abbiamo detto niente bugie,” gli ricordò “ e niente segreti.”
    Gabriele sospirò, aveva dannatamente ragione “ Siamo troppo diversi noi due.” affermò a bassa voce.
    “ Che vuoi dire ?” chiese l'altro sinceramente stupito.
    “ Voglio dire….” continuò il giovane con fare imbarazzato “ tu......sei un brillante avvocato…..vivi in questo bellissimo appartamento….. frequenti un certo ambiente.....” riprese fiato e lo fissò con i suoi grandi occhi color zaffiro “ Cosa te ne fai di una persona come me?...sono ancora uno studente...cosa posso offrirti…..”
    Non finì la frase, Roberto lo aveva spinto sui cuscini e si era impossessato delle sue labbra con rinnovata avidità.
    “ Non voglio sentirti più ripetere sciocchezze simili” sussurrò a fior di labbra “ Sei tutto ciò che desidero,” rispose con una luce nuova nello sguardo che fece tremare il cuore di Gabriele “ non chiedo altro.”
    Il più giovane arrossì, non si aspettava certo quel complimento “ Lo so...però...”
    Roberto si alzò, meglio mantenersi a una debita distanza di sicurezza prima di cadere in tentazione, dannazione a quell'udienza!
    Infilò la giacca, prese la ventiquattrore e si avvicinò di nuovo al letto.
    “ E per inciso, - disse con un sorriso, dopo aver baciato ancora Gabriele con un bacio pieno di promesse “ ti amo anche io.” detto ciò si avviò lasciando l’altro impalato come una statua.
    Il ragazzo diventò di mille colori... "ti amo anch’io."... accidenti... la notte precedente nell'impeto della passione gli aveva detto di amarlo... mamma che figura ! pensò, sarebbe voluto sprofondare...
    Anche se ……cosa gli aveva appena detto Roberto ? Gli aveva confessato di amarlo a sua volta ? Che cosa pretendeva di più ?
    Sentiva che era sincero e che forse stavolta poteva dargli fiducia, anche se ancora quella piccola nube del passato incombeva molesta.
    Ma era poi così importante, si chiese mentre usciva dall'appartamento dopo essersi sistemato un po’.
    Preferiva vivere giorno dopo giorno il resto sarebbe venuto in seguito.
    Non si accorse dello sguardo indagatore che lo seguì senza abbandonarlo mai.

    Trascorsero così due settimane indimenticabili per entrambi.
    Gabriele stava imparando a conoscere lati nuovi del carattere di Roberto, che non ricordava negli anni passati.
    Amava il suo senso dell'umorismo anche dopo una dura giornata in ufficio o in tribunale riusciva ad avere sempre la battuta pronta, possedeva anche la rara capacità di saper ascoltare.
    Molto spesso Gabriele si ritrovò a parlargli dei suoi problemi quotidiani, magari seduti nell'accogliente salotto del giovane avvocato o mentre uno dei due preparava la cena.
    Quasi non se ne rendevano conto ma giorno per giorno stavano costruendo le basi per un solido rapporto di coppia, c'era solo un neo in tutto questo; ogni qualvolta Roberto accennava alla festa, Gabriele cambiava deliberatamente discorso.
    Roberto decise di portare ancora un pò di pazienza, anche perchè l'unica persona che poteva chiarire tutto sarebbe rientrata entro pochissimi giorni: sua sorella Arianna, compagna di banco e amica d'infanzia di Gabriele.

    Il cellulare di Roberto squillò con insistenza, di mala voglia decise di rispondere, era una di quelle giornate infernali in cui lui e i colleghi erano oberati da una mole mostruosa di lavoro.
    Il giovane trasalì nel riconoscere il numero sul display.
    “ Non pensavo facessi così il prezioso con un vecchio amico.”
    Roberto contò fino a dieci per trattenere una risposta poco ortodossa.
    “ Che cosa vuoi Andrea?” chiese con malagrazia.
    “ Ho saputo che ti sei consolato in fretta.” rispose l'altro col consueto tono impertinente,
    “ E se anche fosse ?” chiese Roberto con fare glaciale non sono mica affari tuoi.
    Andrea tornò serio “ Sul serio,” rispose senza il consueto sorriso “ sono contento per te.” Dopotutto Roberto era un bravissimo ragazzo e se aveva trovato, la persona giusta era felice per lui.
    “ Posso sapere chi è ?” chiese gentilmente.
    “ Si chiama Gabriele.” rispose Roberto.
    Ci fu un silenzio improvviso “ Gabriele ?” chiese Andrea quasi scioccato “ E’ una coincidenza...?”
    Roberto si aspettava quella reazione.
    “ Non è una coincidenza,” ammise senza esitare “ parlo di quel " Gabriele ".”
    Andrea sospirò, sapeva di essere superficiale a volte infantile, ma era seriamente affezionato a Roberto, avevano passato dei bei momenti e non gli andava che soffrisse per qualcuno che già anni prima lo aveva ferito.
    Roberto gli aveva confidato che la sua prima vera fiamma si chiamava Gabriele e che dopo poco tempo era finito tutto nel peggiore dei modi.
    Aveva intravisto per caso un ragazzo uscire dal palazzo di Roberto o in sua compagnia e lo aveva anche seguito per pura curiosità, ma sapere che era "lui" gli fece scattare un campanello d'allarme.
    “ Spero tu non debba pentirti della tua scelta.” commentò ritrovando il consueto cinismo.
    “ Va a quel paese, Andrea.” sbottò Roberto riagganciando, ignorando che in quel momento Andrea stava andando proprio a casa di Gabriele.









    CAPITOLO OTTAVO


    Gabriele quel pomeriggio si era armato di sana buona volontà e aveva deciso di fare un pò di ordine nel proprio appartamento.
    Ripensava al meticoloso ordine di Roberto; si vergognava un pò quando il fidanzato andava a trovarlo e trovava tutto quel caos.
    Fidanzato... sorrise a quel pensiero, dopotutto erano fidanzati, dormivano spesso insieme, quando i loro impegni lo permettevano passavano del tempo insieme.
    Era bello condividere la vita con la persona che si amava.
    E loro due si amavano, adesso sapeva che Roberto lo amava e i suoi sentimenti erano sinceri.
    Il suono del campanello lo distolse da quei pensieri.
    Corse ad aprire.
    “ Desidera?” chiese ritrovandosi un giovane sconosciuto di bell'aspetto e benvestito.
    “ Lei immagino sia Gabriele?!” chiese il giovane gentilmente “ sono Andrea un amico di Roberto.”
    Rassicurato Gabriele si rilassò “ Si accomodi.” lo invitò gentilmente, cosa voleva un amico di Roberto?
    “ Spero di non averla disturbata” si schermì Andrea.
    “ No, si figuri.” lo rassicurò Gabriele facendolo accomodare “ a cosa devo la sua visita ?”
    Andrea non si sedette “ Andrò subito al sodo,” disse “ Roberto mi ha parlato di lei.”
    Gabriele si mise sulla difensiva “ Non vedo come questo possa interessarle.”
    Andrea rise “ M’interessa eccome.” rispose secco “ Roberto ed io siamo stati insieme per due anni.”
    Gabriele sbiancò “ Cosa vuole?” chiese sentendo la fitta della gelosia trapassarlo come una pugnalata.
    Andrea lo guardò con evidente diffidenza “ Stia tranquillo,” rispose “ io e Roberto ci siamo lasciati prima che vi metteste insieme: Roberto non è uomo da fare il doppio gioco.”
    Gabriele avvampò di vergogna, quello sconosciuto gli aveva quasi letto nel pensiero.
    “ Sono qui” continuò Andrea muovendo un passo “ perché io so chi è lei e cosa gli ha fatto in passato.”
    Gabriele sgranò gli occhi.
    “ Non conosco la storia nei dettagli, ma so che è per colpa sua se Roberto ha sofferto tantissimo.”
    “ Ma che sta blaterando ?” reagì il ragazzo “ Se lei non sa niente, come può solo pensare di venire qui e parlarmi così ?”
    Gli occhi di Andrea si ridussero a due fessure “ Sono qui,” spiegò con voce vibrante, “ perchè solo quando si perde, una persona ci si rende conto del bene che gli si vuole.”
    Gabriele avvampò di rabbia.
    “ Mi sta dicendo che lo ama ?” urlò furente.
    Andrea alzò le spalle “ Questo non ha importanza,” rispose “ io voglio sapere cosa vuole da lui: ha intenzione di illuderlo ancora e scomparire come allora o vuole costruire qualcosa di duraturo con lui ?”
    Quel fiume di domande investì Gabriele in pieno.
    “ Se ne vada!” urlò “ non le permetto di intromettersi nella mia vita.”
    Andrea si mise le mani in tasca.
    “ Come vuole,” rispose “ ma stia attento perchè non mi farò da parte.” lo guardò con derisione “ Lei è solo un ragazzino insicuro e quando Roberto lo capirà io, me lo riprenderò.”
    Gabriele gli si parò di fronte e lo afferrò al bavero della giacca “ Stia lontano da lui!” sibilò “non le permetterò di portarmelo via.”
    Andrea si stupì di quella reazione “ Non sarò io a portarglielo via,” rispose scostandosi “ ma sarà la sua vigliaccheria a far allontanare Roberto. Quando si ama sul serio, si deve avere anche il coraggio di affrontare i fantasmi del passato.”
    Gabriele non ne poté più, afferrò Andrea a un braccio “ Cosa vuol dire ?” urlò.
    “ Roberto ama la chiarezza e il fatto che lei non voglia affrontare con lui certi argomenti lo fa stare male. Lui l'ama e ovviamente non dice nulla, ma ho capito che lei è solo un egoista, dice di amarlo, ma non ha le palle per affrontare un chiarimento con lui e sa a cosa mi riferisco.”
    Gabriele era livido “ Ha parlato con Roberto?” chiese.
    “ Siamo pur sempre amici ed è normale, ma non è sceso nei dettagli, però ho sentito quanto lui ci stia male.” si avviò alla porta. “ L'ho avvisata, Gabriele, sappia apprezzare la fortuna che le è toccata, altrimenti ci rivedremo presto.” non aggiunse altro e lasciò Gabriele in un mare di confusione.


    Roberto chiuse l'ultima pratica, finalmente aveva finito per quel giorno, guardò l'ora, sicuramente Gabriele lo stava già aspettando a casa.
    Prese la giacca e si avviò, rivolse un saluto alla segretaria e chiamò l'ascensore.
    Era veramente stanco, meno male che era venerdì, avrebbe avuto tutto il tempo per riposarsi.
    Era appena uscito quando vide poco distante una sagoma familiare: Gabriele.
    Sorridendo gli si avvicinò, ma quel sorriso gli morì in gola quando vide l'espressione sconvolta del compagno.
    “ Gabriele!” esclamò preoccupato afferrandolo per le spalle “che ti è successo?”
    “ Dobbiamo parlare noi due” rispose il ragazzo asciugandosi una lacrima “ è venuto Andrea da me.”
    Roberto sbiancò “ Cosa ti ha detto?” chiese.
    Gabriele chinò il capo “ Ha affermato solo la verità,” rispose avvilito “ che sono un vigliacco a non voler affrontare e chiarire il passato e che... “ la voce gli morì in un singhiozzo.
    Roberto lo afferrò per un braccio. “ Andiamo.” disse guidandolo verso la propria auto, “ non diamo spettacolo per strada.”
    Solo quando furono nel parcheggio riservato al personale della società Roberto riprese.
    “ Dimmi tutto.” gli ordinò gentilmente.
    Gabriele si guardava le mani “ Ha detto che... se non avessi saputo apprezzare la fortuna di averti ritrovato... avrebbe fatto di... tutto per portarti via da me.”
    Roberto non credeva quasi alle proprie orecchie, lo stupiva la reazione di Andrea, quando mai uno come lui reagiva in quel modo ? per non parlare di Gabriele, non lo aveva mai visto così sconvolto.
    “ Adesso calmati.” cercò di confortarlo Roberto, abbracciandolo.
    Gabriele si lasciò andare tra quelle braccia e chiuse gli occhi.
    “ A me non importa se mi…...hai preso in giro quella sera…....” balbettò “ eravamo giovani... è vero ho sofferto in seguito. Ho avuto complessi d’inferiorità... ma forse ho esagerato....”
    Roberto gli prese il viso tra le mani.
    “ Non ti ho preso in giro, amore mio !” esclamò con veemenza “ te lo giuro su quanto ho di più sacro !”
    Gabriele abbassò lo sguardo. “ Allora io non ci capisco più niente.” ammise piangendo “ se nessuno dei due sta mentendo, cosa è successo quella sera ?”
    Roberto si staccò da lui “ Volevo aspettare che mia sorella tornasse dall’Australia per fornirti prova che non ho fatto niente, ma credo che non sia opportuno aspettare.”
    Gabriele si asciugò gli occhi “ Che vuoi fare?” chiese.
    Roberto compose un numero col proprio cellulare “ Chiamerò Angelica e Cristina, erano assieme a mia sorella sul balcone quella sera.” Rispose “ Erano loro le ragazze con cui stavo parlando.”
    Gabriele ricordava le due amiche di gioventù, anche se avevano perso i contatti.
    Roberto avviò l'auto.
    “ Cristina,” salutò indossando l'auricolare “ scusa l'invadenza, ma è importante, potresti rintracciare Angelica ?”
    “ Cosa è successo?” chiese la ragazza.
    “ Nulla di grave.” la rassicurò Roberto, ma devo chiedere un grosso favore a entrambe, puoi rintracciarla e venire con lei a casa mia ?”
    “ Certo!” rispose la ragazza “ ci vediamo da te tra un'ora.”
    “ Grazie di cuore!” rispose Roberto riagganciando “ A breve saprai tutto.” disse, rivolgendo un sorriso tirato al compagno.
    Gabriele sospirò, si augurò soltanto che tutto si risolvesse nel migliore dei modi, aveva bisogno di togliersi quel peso dal cuore.








    CAPITOLO NOVE


    Gabriele se ne stava seduto sul divano in un profondo e assorto silenzio, mentre Roberto guardava fuori dalla grande vetrata.
    “ Hai bisogno di sapere cosa è successo quella maledetta sera per fidarti completamente di me ?” chiese quest'ultimo con voce amara “ O facevi sul serio quando hai risposto che non t’importava più?”
    Gabriele alzò lo sguardo, Roberto gli dava le spalle, non si era nemmeno voltato per vedere la sua reazione.
    In quel preciso istante comprese quanto importante era diventato, al diavolo uno stupido malinteso di gioventù, lui lo amava, aveva visto, sentito e provato quanto Roberto tenesse a lui, la sua dolcezza, il suo continuo preoccuparsi, non era forse questo l'amore?
    Gli si avvicinò, gli cinse la vita e appoggiò la guancia contro la schiena dell'altro uomo.
    “ Non m’importa,” rispose “ anzi,” continuò con un sorriso “ ti credo sulla parola.”
    Roberto si voltò di scatto, era esterrefatto “ E quello che hai sentito ?” chiese attonito.
    Gabriele sorrise “ Se lo hai detto avrai avuto le tue ragioni,” rispose “ adesso lo so: non mi avresti mai fatto del male, se c'è una persona che ha colpa della mia sofferenza quello, sono io.”
    Roberto chiuse gli occhi, stava per cedere alla commozione, voleva altre prove dell'amore di Gabriele ? bene gliene aveva dato una di valore inestimabile, finalmente credeva in lui.
    “ Sei stato male vero ?” chiese accarezzandogli una guancia con amore infinito.
    Gabriele chiuse gli occhi e assaporò quel tono gentile.
    “ Ho avuto seri disturbi,” ammise “ soffrivo d’insonnia e non accettavo il fatto di essere sovrappeso... tanto che...”
    “ Tu sovrappeso ?” Roberto era stupito, ma quando mai Gabriele era stato sovrappeso, d’accordo adesso era un bellissimo ragazzo, era cresciuto in altezza e aveva un fisico scultorio, ma no...
    “ Purtroppo io mi vedevo così,” ammise arrossendo “ poi dopo quella sera e quello che sentii... anzi quello che ho creduto di sentire mi fecero sprofondare ancora di più.”
    “ Buon Dio !” esclamò Roberto stringendolo forte “ Senza volerlo quanto ti ho fatto soffrire, amore mio ?” gli sollevò il viso “ Non mi basterà una vita intera per farmi perdonare da te.”
    Gabriele sentì le lacrime pungergli gli occhi. “ Ormai è passato,” rispose “ io... spero... solo che tu non torni da Andrea ... sopporterei ... di perderti...”
    “ Tornare da Andrea?” ripeté Roberto “ ma dico” continuò incredulo,
    “ avrei fatto il diavolo a quattro per averti per poi tornare dal mio ex?”
    Gabriele si sentì sollevato.
    “ Però lui è del tuo stesso ambiente...” affermò “ e poi è un bellissimo ragazzo...”
    Roberto lo prese per le spalle e lo portò vicino al grande specchio verticale che era lì vicino.
    “ Li vedi quegli occhi blu che mi stanno guardando ?” chiese indicando gli occhi del ragazzo.
    Gabriele sorrise e annuì “ Li vedo.”
    Roberto lo abbracciò da dietro e posò il mento sulla sua spalla in modo che i loro visi fossero alla stessa altezza “ Sappi che non rinuncerei a quei meravigliosi occhi blu nemmeno se mi si presentassero dieci Andrea.”
    Gabriele diventò viola a quelle parole, stava per prendere fuoco.
    “ E poi se non lo avessi notato,” continuò l'uomo ridendo “ anche tu sei un bellissimo ragazzo. Prevedo che dovrò fare la guardia nei prossimi anni.”
    Gabriele si lasciò andare contro di lui. “ Non occorre, tanto io guardo solo te.” lo rassicurò
    “ Vorrei ben vedere...” rispose il giovane avvocato, ma furono interrotti dal suono del campanello.
    Roberto si sciolse dall'abbraccio e andò ad aprire.
    Due ragazze della stessa età di Gabriele occupavano il vano del pianerottolo.
    “ Grazie per essere arrivate.” le salutò il padrone di casa facendole entrare.
    “ Di nulla,” rispose Angelica, una simpatica brunetta dai lunghi capelli leggermente ondulati.
    “ Cosa è success...” stava chiedendo Cristina entrata assieme all'amica, ma si bloccò di scatto vedendo il giovane vicino alla vetrata.
    “ Gabriele!” esclamò “ Sei tu vero?” chiese con un solare sorriso.
    “ Ciao, Cristina,” rispose il giovane andando loro incontro con un sorriso.
    “ Che bello rivederti !” esclamò angelica correndo ad abbracciarlo “ non ti si vede da una vita.”
    Gabriele abbracciò felice le sue vecchie amiche, erano sempre le stesse esuberanti e allegre ragazze del liceo.
    Dopo i primi scambi di battute, fu Roberto a interromperli.
    “ Ragazze vorrei chiedervi un grosso favore,” disse indicando il divano
    “ mi appello alla vostra sincerità.”
    Cris e Angy si guardarono “ Certo,” rispose quest'ultima, dicci pure.
    Gabriele si sedette accanto a Roberto e d'istinto gli prese la mano, quella storia non avrebbe più dovuto preoccuparlo, ma si sentiva pur sempre in ansia.
    “ Un momento!” esclamò Cris, “ ma voi due...”
    Roberto sorrise e annuì “ Sì,” confermò tranquillamente “ stiamo insieme”
    “ Hai visto ?” saltò su angelica “ te lo dicevano che erano destinati a stare insieme.” La ragazza sprizzava gioia da tutti i pori.
    “ Si vedeva lontano un chilometro che eravate persi l'uno per l'altro.” commentò Cris con l'aria di chi la sapeva lunga.
    Gabriele arrossì, mentre Roberto rideva imbarazzato.
    “ Erano più intelligenti di noi.” commentò con uno sguardo d'intesa verso il fidanzato.
    “ Eh beh...” commentò il più giovane.
    Roberto tornò serio “ Ricordate la festa per il diciottesimo compleanno di Gabriele ?” chiese.
    Le due amiche annuirono “ Certo,” rispose Cristina.
    “ Ricordate quando alla fine della serata ci incontrammo sul balcone e c'era anche mia sorella con voi ?”
    Gabriele sentì tremare il cuore, finalmente avrebbe saputo.
    “ Certo che sì,” stavolta fu angelica a rispondere “ ci hai fatto quasi morire soffocate dal ridere.”
    Gabriele si aggrappò con forza alla mano di Roberto, che gli sorrise con fare rassicurante. “ Allora ricordi il motivo?” chiese con sollievo.
    “ Come dimenticarlo ?” rispose Cristina con voce squillante “ noi stavamo parlando del gatto di tua sorella e tu cominciasti a dire quanto fosse incapace quella povera bestiola, che era solo un ciccione e che non avevi impiegato molto a conquistarlo.”
    Gabriele impallidì... il gatto... che abbaglio aveva preso... per uno stupido... gatto... quella rivelazione aveva quasi del comico... ma di comico non c'era nulla, anni a pensare di essere stato ingannato...e invece....e non occorreva essere un genio per intuire i motivi che spinsero Roberto a "distrarre" le tre ragazze.
    “ Ci raccontò anche che non sapeva dare la caccia ai topi e quella fifona di Annamaria costrinse Roberto a un’agguerrita caccia al topo.” spiegò angelica rivolta a Gabriele “ Ci fece morire dal ridere quella sera.”
    Gabriele era certo di stare per morire dalla vergogna.
    “ Scusatemi!” esclamò scappando a rifugiarsi in camera.
    Era vero dunque, Roberto non aveva fatto niente di male: aveva agito come sempre per proteggerlo e lui... aveva frainteso tutto.
    Si gettò sul letto soffocando cocenti lacrime di vergogna, come aveva potuto dubitare? e come poteva Roberto amarlo ancora così tanto.
    Sentì la porta aprirsi, dei passi avvicinarsi e una mano gentile sfiorargli i capelli.
    “ Non dovresti nemmeno parlarmi per come mi sono comportato.” balbettò senza alzare il viso dal cuscino “ Mi vergogno tanto.”
    Roberto sorrise con tenerezza e lo sollevò dolcemente facendolo voltare, non c'era la minima traccia di rancore nello sguardo.
    “ Eri giovane, tesoro mio,” rispose dolcemente “ e parecchio insicuro, io volevo solo proteggerti ma ho sbagliato.”
    Gabriele scosse il capo “ Non hai sbagliato...”
    “ Si invece,” rispose Roberto con un sorriso amaro,“ dovevo aspettare te e dire alle ragazze che ero con te e che ti amavo, mi sarei evitato anni di assurda sofferenza e avrei evitato a te l'inferno che hai passato, per proteggerti ho finito per fare del male a entrambi.”
    Gabriele sgranò gli occhi “ Mi amavi?” chiese senza fiato “ io non…....immaginavo…...non mi avevi detto…...”
    Roberto sorrise e lo adagiò sui cuscini.
    “ Ti amavo da parecchio,” ammise “ ma eri giovane e poi ero un ragazzo,” sospirò “ ammetto all'inizio di essere stato spiazzato, ma più ti conoscevo più perdevo la testa per te.”
    Gabriele arrossì a quella confessione.
    “ La sera del tuo compleanno non riuscì a controllarmi più.” continuò scostandogli una ciocca di capelli dal viso “ Finalmente eri maggiorenne, quando ti ho abbracciato, non riuscì a controllarmi e ti baciai, ecco perchè ti chiesi perdono, era come se ti stessi costringendo.”
    “ No!” esclamò Gabriele “ Io lo volevo,” affermò “ volevo stare con te...volevo...Dio se solo potessi tornare indietro e recuperare il tempo perduto...”
    Roberto si chinò “ Se vuoi,” disse con voce sensuale “ hai il resto della vita per dimostrarmelo e recuperare il tempo perduto.”
    Gabriele trattenne il respiro quando sentì le labbra di Roberto scendere lungo la linea del suo collo, mentre la sua mano s’insinuava sotto il maglione.
    “ Le ragazze...?” ansimò Gabriele cercando di mantenere il controllo.
    Roberto ridacchiò “ Sono andate via, ma ho dovuto promettere che le avremmo invitate a cena.”
    Il ragazzo scoppiò a ridere, tipico di quelle due adorabili pesti, ben presto quella risata si trasformò in gemiti soffocati, man mano che la mano di Roberto si insinuava lungo il corpo del compagno in carezze sempre più audaci e intime.
    Gabriele non riuscì a controllarsi per molto, con gesti decisi liberò l'amato dai vestiti, godendo alla vista di quel fisico perfetto consapevole che finalmente nessuno li avrebbe più divisi.
    Lo amava talmente tanto che quasi non avvertì la fitta di dolore quando Roberto entrò in lui e cominciò a spingere a ritmo sempre più serrato assecondando la voglia di entrambi.
    Gabriele si lasciò guidare da quella passione, sentirlo dentro di se, avvertire il suo calore lo rendeva un uomo completo e appagato.
    Roberto aveva ragione avrebbe avuto tutta la vita per dimostrargli quanto lo amava e lo avrebbe fatto, era questo il suo unico pensiero mentre avvertiva l'apice del piacere inghiottirlo come un vortice, mentre anche il compagno giungeva al limite e si lasciava andare accanto a lui esausto e piacevolmente senza fiato..
    Gabriele allungò una mano cercando quella di Roberto, le loro dita s’intrecciarono e il più giovane avvicinò la mano del compagno alle labbra e vi depose un bacio colmo di amore.
    “ Ti amo, lo sai?” disse con gli occhi languidi dal recente desiderio.
    “ Ti amo, lo sai?” gli fece eco l'altro con un sorriso carico di tante promesse.


    5 anni dopo...


    “ Ce l'abbiamo fatta dottore!” esclamò l'infermiera.
    Gabriele sorrise, togliendosi la mascherina a sua volta, era sempre una gioia aiutare una madre a portare al mondo il proprio bambino.
    Il travaglio era stato parecchio faticoso, tanto che Gabriele aveva seriamente valutato di ricorrere al taglio cesareo, ma per fortuna il bimbo si era voltato e tutto era andato a finire bene.
    “ Gran bel bambino,” commentò l'anziana ostetrica “ e lei è stato veramente bravo a confortare quella ragazza.”
    Il giovane medico arrossì imbarazzato.
    “ Era mio dovere.” disse sfilandosi anche i guanti, guardò l'orologio, le tre del mattino, a quell'ora Roberto era già a letto, lo avrebbe rivisto a casa, non era necessario disturbarlo con una telefonata.
    “ Se dovessero esserci novità, chiamatemi subito,” raccomandò lasciando la sala parto “ altrimenti vi auguro buonanotte”
    Quel sorriso gentile aveva conquistato le infermiere di tutto il reparto di ginecologia “ Buonanotte, dottore.” lo salutarono le due donne con simpatia.
    Gabriele entrò nel suo studio solo per sfilarsi il camice, era a pezzi, ma era soddisfatto per com’erano andate le cose, e se non ci fossero stati parti improvvisi avrebbe avuto un intero giorno di meritato riposo da passare con suo marito.
    Si guardò la mano sinistra, appena un anno prima lui e Roberto si erano sposati in Irlanda, avevano finalmente completato il loro sogno.
    Sorridendo a quel pensiero prese la giacca e la borsa e si avviò.

    Aprì la porta con cautela, non voleva fare rumore.
    “ Bentornato!” lo accolse una voce assonnata.
    Roberto ancora vestito si alzò a sedere sul divano.
    “ Ma ti avevo detto di non aspettarmi.” lo riprese gentilmente Gabriele chinandosi a baciarlo.
    “ Ti avrei aspettato comunque,” rispose ormai completamente sveglio “ è andato tutto bene ?”
    Gabriele sorrise “ Un bellissimo bimbo di tre chili e ottocento grammi.” annunciò tutto orgoglioso.
    Roberto sorrise e se lo tirò sulle ginocchia. “ Sono fiero di te, dottore.” disse con occhi adoranti.
    Gabriele gli strinse le braccia attorno al collo “ Ed io ti amo, avvocato.” sussurrò prima di baciarlo con passione, per fargli capire quanto gli fossero mancati quei momenti d’intimità.
    Non avevano nulla da chiedere alla vita, erano due uomini realizzati nella professione, si amavano e avevano costruito la loro famiglia dopo aver sofferto, ma ne erano usciti ancora più forti.
    Dopo tutto era questo l'amore.




    FINE
     
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