Voce del verbo...ti amo....

racconto MM per adulti

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    Matteo e Alessandro.
    Due giovani uomini apparentemente diversi, diametralmente opposti.
    Altruista , dolce e solare l'uno.
    Tormentato, chiuso e diffidente l'altro.
    Un incontro decisamente insolito, Alessandro porta ancora dentro di se il dolore di un amore perduto, i ricordi che non vogliono essere cancellati, ma non ha fatto i conti col destino che si presenta puntuale all'appuntamento della via per mezzo di matteo.
    cosa hanno di tanto speciale gli occhi di quel ragazzo in apparenza dall'aria così comune ?
    Cosa avranno mai in comune un giovane studente universitario e un affermato campione di scherma che tenta di ricostruire la propria vita ?



    Voce del vertbo...Ti amo



    PROLOGO

    Come ogni lunedì eccolo lì, seduto di fronte a quella lapide.
    La schiena curva, il capo reclinato, quasi volesse cacciare fuori il mondo e chiudersi in quel suo solitario e immenso dolore.
    Matteo si domandò incuriosito chi fosse mai quell'uomo.
    Suo padre era il custode del piccolo cimitero ormai da parecchi anni, lui, Matteo era appena rientrato dall’Inghilterra per una breve visita.
    Da due anni soggiornava oramai a Londra dove i suoi studi di ingegneria lo stavano portando verso un brillante futuro.
    Eppure...l'immagine di quell'ombra grigia in lontananza chissà perché lo colpì.
    “ Da due anni,” gli aveva spiegato suo padre poco prima “ viene qui tutti i lunedì a far visita alla tomba di quella ragazza.”
    Matteo sapeva che non avrebbe dovuto cedere alla curiosità, ma l'impulso fu più forte, senza fare rumore si avvicinò allo sconosciuto, si accorse che aveva le spalle larghe e i capelli di una chiara e lucente tonalità bionda.
    Indossava un lungo impermeabile grigio e se ne stava seduto sull'umido prato come se il freddo nemmeno lo sfiorasse.
    Matteo si guardò bene dal farsi vedere, non voleva certo disturbare, poi vide qualcosa che lo colpì.
    Vide lo sconosciuto portare una mano agli occhi e asciugarsi una lacrima, il giovane rimase colpito da quel gesto.
    L'uomo che gli stava di fronte di circa trent'anni aveva un aspetto sicuro per quanto tenebroso, non si sarebbe mai aspettato di veder scendere su quel viso dai lineamenti marcati una lacrima.
    Rimproverando la sua indiscrezione, decise di allontanarsi, fece qualche passo indietro non calcolando il lago ratificale che si estendeva alle sue spalle e la piccola insenatura che vi finiva proprio al suo interno.
    Mise un piede in fallo, accorgendosi troppo tardi del vuoto sotto di lui, annaspò con le braccia cercando di mantenere l'equilibrio, ma fu tutto inutile. Il gelo dell'acqua trafisse il suo corpo come una piccola serie di pugnali, impedendogli quasi di respirare.
    Provò a muovere le braccia, ma la paura e il freddo gli paralizzarono ogni singolo movimento.
    " Ecco punita la tua curiosità." si rimproverò, mentre lentamente affondava nelle scure acque del lago, non era profondo, ma per chi come lui aveva una decisa fobia dell'acqua quel lago rappresentava un oceano sconfinato.
    Non aveva mai provato tanta paura in vita sua, sentiva il proprio corpo diventare sempre più freddo e rigido, un buio senza fine trascinarlo sempre più giù...
    Fino a quando qualcosa sembro fermare quella discesa negli abissi, Matteo sentì un braccio muscoloso cingergli con forza la vita e tirarlo su sempre più su, sentiva il petto fargli male, come se un peso insopportabile gli schiacciasse i polmoni.
    Era come se il suo corpo fosse diventato di piombo...mentre quelle braccia forti lo tiravano su con decisa sicurezza...



    CAPITOLO PRIMO


    Alessandro ringraziò la sua buona stella per esser riuscito a tirare su quel ragazzo.
    Era senza fiato ma grazie al cielo c'è l'aveva fatta, prontamente si chinò sul volto pallido dello sconosciuto, dannazione non respirava, prontamente gli slacciò la camicia e cominciò a praticargli il massaggio cardiaco.
    “ Dannazione apri gli occhi!” imprecò, mentre alternava ritmicamente il massaggio alla respirazione artificiale.
    Un repentino colpo di tosse e il respiro del ragazzo riprese seppur con fatica, dopo aver buttato fuori l'acqua che aveva ingoiato.
    Matteo a fatica riaprì gli occhi, che diavolo era successo?
    Sentiva un gran freddo e un senso di oppressione sul petto, come se gli avessero posato sopra un masso pesantissimo, si sentiva la lingua impastata...
    Focalizzò lentamente una sagoma... un viso chino su di lui... un viso furibondo... occhi grigi come l'acciaio brunito, capelli biondi grondanti acqua e quello che doveva essere stato un elegante completo di sartoria completamente rovinato.
    “ Ti sei, ripreso, incosciente?” tuonò la voce furente del giovane uomo “ se non ci fossi stato io saresti morto affogato.”
    Matteo provò ad aprire la bocca, ma non ne uscì alcun suono.
    “ Sarà meglio chiamare un’ambulanza...” fece Alessandro, solo allora si accorse che nella foga aveva perso il cellulare, fantastico! pensò contrariato ci mancava solo quello.
    “ Riesci a reggerti in piedi?” chiese allo sconosciuto che in silenzio annuì.
    Lo sollevò da terra e gli mise un braccio attorno alla vita.
    “ La casa del custode non è lontana,” disse tirandoselo dietro “ mio... padre...” farfugliò Matteo, ma l'altro nemmeno lo sentì.
    Il ragazzo sentì la stretta attorno alla propria vita, una stretta forte e sicura, la stessa stretta che lo aveva tirato su... arrossì all'improvviso... un momento... era stato quello sconosciuto a tirarlo su... aveva avuto la sensazione di sentire delle labbra sfiorare le sue... eh no....non poteva essere..... anche la respirazione artificiale.....avvampò fino alle orecchie e non osò guardare il giovane di alta statura che lo sorreggeva mentre si avviavano verso la casa del padre.
    Alessandro bussò e prontamente gli fu aperto.
    Un uomo di media altezza sui cinquant’anni guardò allibito la scena che gli si parò davanti.
    Lo sconosciuto del lunedì così come aveva soprannominato quel giovane reggeva suo figlio Matteo, entrambi bagnati fradici.
    “ Matteo che ...?”
    “ Lo conosce?” chiese entrando e facendo sedere il ragazzo su una sedia.
    “ E’ mio figlio.” rispose Giulio “ Cosa è successo?”
    Alessandro guardò torvo l'altro giovane “ E’ caduto nel lago ed io l'ho ripescato.” spiegò senza tanti complimenti. “ Credo stia bene, ma le consiglio di portarlo comunque in ospedale.”
    Matteo nel frattempo si stava riprendendo “ Sto bene grazie.” farfugliò.
    Alessandro lo guardò di traverso, quel ragazzo non doveva avere più di vent'anni, aveva un viso decisamente delicato.
    Grandi occhi color ambra, ombreggiati da lunghe ciglia nere, lineamenti fini e delicati incorniciati da capelli neri ondulati che ricadevano ribelli sulla fronte color alabastro.
    “ Fate come volete,” rispose il giovane “ il mio era solo un consiglio.”
    “ Lo porto subito in ospedale.” rispose Giulio prontamente.
    Alessandro era pronto a congedarsi quando una mano tremante si posò sulla manica grondante della sua giacca. D'istinto chinò lo sguardo verso la sedia occupata dal figlio del custode.
    “ La ringrazio.” balbettò arrossendo “ Mi ha. salvato la vita.....”
    “ Lo avrei fatto per chiunque.” rispose il giovane con fare burbero.
    Matteo inaspettatamente sorrise “ Se lo farebbe per chiunque,” rispose dolcemente “ allora lei è una gran brava persona e la ringrazio ancora di più.”
    Alessandro rimase colpito dalla semplicità disarmante di quella risposta.
    Senza aggiungere altro girò sui tacchi e si avviò, anche perchè cominciava a sentire freddo con quegli abiti bagnati. Altrimenti perchè tanta fretta di andare via?
    Mise in moto la lussuosa BMW nera e si avviò velocemente lungo la strada impolverata.

    Matteo ripensò a quegli occhi, erano di un grigio non comune e per questo particolarmente belli...come il resto della persona che lo aveva salvato...chissà chi era?
    Suo padre gli aveva detto che veniva tutti i lunedì a visitare una tomba.....quando si fosse ripreso avrebbe dato solo un'occhiata.
    Chiuse gli occhi esausto dopo quella giornata, sognando labbra morbide e virili che s’impossessavano delle sue in un bacio sempre più profondo e intimo quasi da togliere il fiato......



    CAPITOLO SECONDO


    Alessandro rientrò a casa dopo l'ennesima tremenda a sfiancante giornata di allenamenti.
    Si massaggiò un braccio dolorante: la scherma era il suo grande e unico amore, ma a volte era veramente durissima seguire gli allenamenti di Marcello Olivieri.
    Si tolse la giacca e si lasciò cadere sul divano esausto, appena in tempo poiché la porta del soggiorno si aprì nuovamente e una ragazza dal caschetto bruno e dai grandi occhi espressivi fece quasi irruzione.
    “ Allora?” chiese fiondandosi vicino ad Alessandro.
    Il giovane scoppiò a ridere di fronte all'impazienza della sorella “ Cosa vuoi sapere, Gina?” chiese, ben sapendo cosa voleva sapere.
    La ragazza fece il broncio “ E dai...” protestò con impazienza “ voglio sapere cosa hai deciso.”
    Alessandro le diede un buffetto sulla guancia “ Tranquilla, sorellina” la rassicurò “ parteciperò ai campionati europei.”
    Non finì la frase che la sorella gli si era già attaccata al collo.
    “ Era ora che riprendessi in mano la tua vita, fratellone.” lo incoraggio Gina.
    I begli occhi grigi di Alessandro s’incupirono “ Riprendere la mia carriera sportiva non vuol certo dire che ritornerò la persona di un tempo.” baciò in fronte la sorella e uscì dalla stanza.
    Un guizzo illuminò i grandi occhi della ragazza.
    “ Eppure ho uno strano presentimento, Ale” si disse ad alta voce “ persone come te non stanno sole troppo a lungo, troverai chi farà breccia nel tuo cuore inaridito.”


    Matteo guardava la giovane donna ritratta nella lapide.
    Elisa Mancinelli, lesse tra se, era morta due anni prima e non aveva ancora compiuto venticinque anni.
    Il ragazzo si sedette sul freddo prato, doveva essere una persona speciale, se quel giovane veniva a trovarla e poi perché proprio il lunedì?
    Matteo ammise di essere rimasto colpito dall'uomo che lo aveva salvato, come avrebbe mai potuto dimenticare la sua stretta forte e sicura e il sapore delle sue labbra?
    Arrossì violentemente a quel pensiero “ Quanto sei cretino!” si rimproverò “ non sai nemmeno come si chiama e ti fai i film su di lui...”
    Scosse il capo, non che lo sconosciuto fosse stato cordiale, va bene lo aveva salvato... però aveva dei modi veramente glaciali... e attraenti...
    “ Ancora?” si rimproverò Matteo.
    “ Sapevo che eri un ragazzo strano vista la tua caduta,” rispose una voce alle sue spalle “ ma adesso penso che tu non sia del tutto normale; da quanto tempo parli da solo?”
    Matteo si alzò come una molla, "lui" eri li, a pochi passi e lo osservava con una strana luce cinica nello sguardo.
    Era vestito in modo diverso dall'ultima volta, jeans scuri, un morbido maglione azzurro a collo alto che richiamava il colore dei suoi occhi e una lunga giacca scura....era uno schianto nel vero senso della parola pensò Matteo, pensando al suo aspetto scialbo e insignificante.
    “ Sa....salve...” salutò, si sentiva la gola secca “ Mi….scu.....scusi...”
    Alessandro inarcò un sopracciglio. “ Prego?” chiese perplesso.
    Quel ragazzo era veramente strano, era imbarazzato, ma non riusciva a capirne il motivo.
    “ Io... volevo... ringraziarla...per l'altra volta....” continuò Matteo torcendosi le mani “ non lo avevo ancora fatto....”
    “ Non ti preoccupare,” lo rassicurò l'altro giovane “ ciò che conta è che stai bene.”
    Matteo finalmente sollevò lo sguardo “ Grazie a lei si.” sorrise sincero.
    Alessandro suo malgrado trasalì, quel sorriso lo colpì, la luce di quell'espressione, la sincera gratitudine di quegli occhi scuri, era la prima volta che gli accadeva.
    Matteo capì che doveva congedarsi, ma qualcosa glielo impediva.
    “ Mi chiamo Matteo Tagliani.” si presentò goffamente.
    L'altro sorrise suo malgrado “ Alessandro Andreasi.” si presentò tendendo la mano.
    Matteo rimase basito “ Alessandro... Andreasi?” ripeté... cavolo adesso che lo osservava bene...come aveva fatto a non riconoscerlo subito?
    Il famoso campione di scherma, ritiratosi due ani prima all'apice della carriera.
    Indietreggiò spiazzato “ Mi scusi... io...non l'avevo riconosciuta....mi scusi....”
    “ Non è un problema, - lo rassicurò Andrea con naturalezza “ non preoccuparti.”
    Matteo voleva sprofondare dalla vergogna, ma un pazzo pensiero gli attraversò la mente “ Signor Andreasi?”
    il giovane uomo si voltò “ Dimmi.” i suoi occhi chiari guardavano il giovane interlocutore, cosa voleva da lui quel ragazzo?
    “ Senta....ehm....non mi prenda per matto....però vede...ehm...”
    “ Si?” lo incoraggiò Alessandro divertito.
    “ ... insomma io volevo..... si ecco per ringraziarla volevo invitarla ... a cena...”
    Alessandro rimase di stucco, che gli aveva detto Matteo? Un invito a cena?
    “ Lo so...che ... forse non è...una cosa... normale....” si schermì Matteo “....ma...... mi farebbe ... piacere....sì....molto piacere....”
    Che figuraccia stava facendo si rimproverò Matteo, dannazione alla sua impulsività, che cavolo gli passava per la mente?
    “ Forse non avrei dovuto,” si scusò il ragazzo mortificato “ la lascio solo” mosse qualche passo.
    “ Bel modo di fare un invito!” lo canzonò Alessandro.
    Matteo si voltò.
    Lo vide a pochi passi le braccia incrociate.
    “ Non volevo ... metterla in imbarazzo.” si giustificò Matteo.
    “ Io non ho ancora risposto,” puntualizzò Alessandro “ comunque la risposta è si a patto che non sia una cena fuori, non ho voglia di andare in un ristorante.”
    Matteo sentì le mani sudare....aveva accettato.
    “ Ti spiace se facciamo a casa tua?” stava chiedendo Alessandro “ Sei in grado di cucinare?” quella sottile ironia oramai era immancabile.
    Matteo annui “ Certo,” acconsentì cercando di frenare l'entusiasmo “ l'aspetto stasera a casa mia allora prima di andare via passi dall'ufficio di papà, le darà l'indirizzo.” e senza aggiungere altro corse via lasciando Alessandro stupito.
    Il giovane si sedette sul prato.
    “ Che strano ragazzo, vero Elisa?” chiese rivolto alla lapide “ Ammetto però che ha una luce non comune nello sguardo, in questo vi somigliate, amore mio.”
    Si passò una mano tra i capelli e rivolse un sorriso amaro al ritratto della fidanzata.
    “ Riuscirò mai a farmene una ragione?” chiese alzando gli occhi al cielo “ riuscirò mai ad amare ancora come ho amato te, Elisa?”

    Mentre pronunciava queste parole una brezza leggera gli sfiorò la fronte
    Come gli era saltato in mente di accettare quell'invito? Da uno sconosciuto per giunta, e perchè si era lasciato contagiare dall'allegria di Matteo? Cosa aveva di speciale quel ragazzo? sembrava così comune..... lo aveva detto prima, la luce del suo sguardo e il calore del sorriso....era lì il fascino nascosto di Matteo.
    Alessandro guardò l'ora, doveva andare, dopotutto aveva una cena quella sera, penso ancora incredulo.




    CAPITOLO TERZO


    Matteo guardò nervosamente l'orologio per la decima volta nel giro di cinque minuti.
    Era nervoso anzi agitato, e se Alessandro non fosse venuto? e se avesse dimenticato il loro impegno? e se...
    Basta si disse, cercando di darsi un contegno, nemmeno fossero stati fidanzati! Si bloccò di colpo, quel pensiero lo fece arrossire fino alla radice dei capelli...
    Ma stava dando i numeri?
    Punto primo, Alessandro era chiaramente eterosessuale visto il legame che ancora aveva con la defunta fidanzata, punto secondo ammesso e non concesso che gli fossero piaciuti gli uomini un ragazzo così bello, ricco e famoso andava a guardare un banale e ordinario studentello di ingegneria elettronica?
    “ Ti piacerebbe!” si disse Matteo, dandosi mentalmente del cretino, mentre dava un'occhiata alla tavola apparecchiata.
    Suo padre quella sera si era discretamente eclissato. Matteo ringrazio il padre e la sorella maggiore che quella sera si era offerta di ospitare il genitore.
    Anna era semplicemente fantastica, la sorella ideale, un'amica, una confidente.
    “ Matt,” si era raccomandata dopo aver saputo della cena “ per favore stai attento.”
    Il fratello l'aveva abbracciata “ non ti preoccupare, Anny,” l'aveva rassicurata “ è solo una cena per sdebitarmi...”
    Anna aveva tentennato.
    “ Ti conosco,” appariva seriamente preoccupata “ so quanto sei sensibile, a prescindere da tutto ricorda che Alessandro è un personaggio famoso e che i vostri mondi sono troppo diversi, non voglio più vederti soffrire.”
    Matteo l'aveva abbracciata, poi si era rivolto al padre che non aveva detto una sola parola.
    “ Perché non parli?- aveva chiesto.
    Jacopo aveva alzato le spalle “ Che vuoi che ti dica?” aveva chiesto.
    “ Tanto se sapessi che sono preoccupato mi diresti di stare tranquillo.”
    Matteo sorrise, sapeva che i suoi cari gli volevano bene ed era solo il loro affetto che li spingeva a comportarsi così.
    Il suono del campanello riscosse Matteo da quei pensieri.
    Corse ad aprire la porta.
    “ Ciao!” lo salutò la calda voce di Alessandro quando la porta si aprì.
    Matteo si sentì la gola secca e la lingua impastata, respira... si disse...non puoi fare la figura del cretino... ma come faceva a staccare gli occhi da quel bellissimo ragazzo?
    Dannazione, Alessandro era bello da togliere il fiato, indossava un paio di jeans aderenti che mettevano in evidenzia le lunghe gambe muscolose e una camicia nera, arrotolatala sotto i gomiti che sottolineava le ampie spalle e i bicipiti delle braccia.
    “ Ben... arrivato...” balbettò il ragazzo, facendosi da parte per farlo entrare.
    “ Spero di non essere in ritardo.” si schermi il giovane atleta, guardandosi intorno.
    “ Non preoccuparti.” rispose Matteo dedicandosi ai fornelli, voleva evitare che l'altro notasse il suo rossore.
    Alessandro si guardò intorno, l'appartamento era spazioso e molto ordinato, la sala da pranzo e la cucina formavano un unico ambiente, arredato con confortevoli mobili moderni.
    “ Accomodati.” lo incoraggiò il padrone di casa, indicando il divano.
    Alessandro si sedette “ Hai cucinato tu?” chiese notando la disinvoltura di Matteo ai fornelli.
    “ Certo,” rispose questi “ abitare da solo a Londra mi ha portato necessariamente a dovermi arrangiare un pò in tutto”
    Alessandro appariva incuriosito.
    “ Abiti a Londra?” chiese.
    Matteo si voltò, pessima idea, si disse quando incontrò quegli occhi color acciaio brunito, mamma mia... sentiva le ginocchia fare giacomo giacomo e il cuore in gola...
    “ Sì,” confermò.” studio ingegneria elettronica e grazie a una borsa di studio mi sto perfezionando in Inghilterra.”
    Stavolta fu Alessandro a stupirsi, caspita chi avrebbe mai detto che un ragazzo all'apparenza così delicato avesse la determinazione e le capacità di vivere da solo in un paese straniero.
    “ Complimenti,” rispose con un mezzo sorriso “ non è da tutti ciò che fai.”
    Matteo rimase col mestolo a mezz'aria. “ Grazie...” rispose poi riavendosi, doveva darsi un contegno, sembrava uno studente alla prima cotta. aveva ventidue anni quasi dannazione...
    Aprì un'anta, meglio dedicarsi all'insalata, pensò cercando di prendere i condimenti, accidenti a suo padre che metteva tutto nei ripiani alti... dove diavolo era lo sgabello...
    “ Aspetta,” Alessandro si era alzato “ ci penso io.”
    Il familiare aroma del dopobarba del giovane investì Matteo, era un’essenza muschiata, il ragazzo la riconobbe era una nota marca, inconfondibile, opium uomo, lo avrebbe riconosciuto tra mille.
    “ Non ti preoccupare...” lo fermò Matteo afferrando la saliera con la punta delle dita, ma il barattolo gli sfuggì di mano...
    “ Attenzione!” prontamente Alessandro lo afferrò alla vita tirandoselo contro prima che il contenitore di vetro cadesse addosso a Matteo.
    Il ragazzo smise di respirare... avvertì la stessa forza virile della prima volta, quando Alessandro lo aveva ripescato dal lago, sentiva un suo braccio cingergli la vita.
    “ Ti sei fatto male?” chiese prontamente l'altro notando i vetri frantumati sul pavimento.
    Matteo alzò lo sguardo, i loro visi erano a pochi centimetri, Alessandro lo sovrastava di buoni quindici centimetri in altezza.
    “ N... no...” balbetto imbarazzato “ non mi sono fatto nulla.”
    “ Meno mele.” commentò l'altro, poi notando che il più giovane era impallidito gli sorrise “ però ti sei preso un bello spavento,” commentò quasi divertito, doveva ammettere che gli faceva tenerezza “ se hai paura di barattolo che cade non oso immaginare...” si bloccò di colpo, vide l'espressione di Matteo incupirsi, i suoi occhi assunsero una strana luce malinconica, lo sentì rabbrividire tra le sue braccia.
    “ Tutto bene?” chiese confuso, ma senza lasciarlo andare.
    “ Si,” rispose il ragazzo con voce atona “ nessun... problema...” allora perchè gli tremava la voce? si chiese Alessandro.
    Vide Matteo sciogliersi da quell'abbraccio e tornare ai fornelli.
    Alessandro sentì una strana e sgradevole sensazione... di vuoto.
    Perchè si chiese smarrito, ma che era successo? Appena Matteo si era allontanato quella sensazione di calore provata fino a quel momento lo aveva abbandonato.
    Senza nemmeno sapere il perchè si avvicinò a Matteo.
    “ Scusami,” si stupì lui stesso di quello strano tono dolce “ non volevo essere sgradevole.”
    Matteo si bloccò, si stava scusando? sentiva il respiro dell'altro sfiorargli il collo, - non scusarti...” non finì la frase perchè Alessandro lo aveva afferrato per i fianchi e lo aveva voltato per incrociarne lo sguardo. “ Scusami,” disse ancora “ credo...” appariva un po’ a disagio “ è solo che non ho mai... diciamo conosciuto un ragazzo...con la tua spiccata sensibilità...”
    “ Chiamala pure stupidità.” rispose Matteo chinando lo sguardo.
    Alessandro rise sommessamente “ Chiamala sensibilità,” rispose in tono deciso, accarezzandogli il volto “ e non vergognarti è una rarissima dote la tua.”
    Matteo avvampò a quel complimento, non lo stava prendendo in giro....era sincero.
    Un luminoso sorriso increspò le sue labbra “ Grazie.” rispose con voce dolce, era tornato quello di sempre.
    Alessandro si sporse oltre la spalla dell'altro.
    “ Inizio ad avere appetito.” ammise.
    Matteo annuì ridendo allegramente “ Spero di non avvelenarti.” commentò.
    Alessandro si allontanò smarrito, quel sorriso..... santo cielo, quel ragazzo aveva un modo di sorridere....che toglieva il fiato... si stupì a pensare Alessandro....cavolo... quando mai aveva fatto caso al sorriso degli altri e tanto meno a quello di un ragazzo?
    Un solo sorriso lo aveva ammaliato in tutta la sua vita....quello dolce e solare di Elisa....la sua Elisa......cielo....non aveva minimante pensato a lei in quelle ultima ore, tutto preso da quell'invito e adesso da Matteo....era assurdo...era impazzito? Era uscito di senno o cosa?
    Guardò l'altro giovane, mentre apriva il frigo, i suoi movimenti svelti, ma allo stesso tempo aggraziati, il suo profilo delicato, i capelli scuri leggermente ondulati, il naso deliziosamente all'insù dall'aria impertinente... sentì uno strano calore provenirgli dal basso ventre....."mio Dio" pensò smarrito, "che mi sta succedendo?"
    La risposta la trovò quando Matteo gli si sedette di fronte e gli sorrise.
    “ Buon appetito.” disse ignaro della tempesta che stava investendo Alessandro nel suo più intimo essere.
    Il giovane rimase impalato per una frazione di secondo catturato da quel sorriso e da quei profondi occhi, avendo la sensazione di sentire come l'infrangersi di uno spesso vetro e andare in mille pezzi come poco prima, ma quella parete di vetro che si rompeva era la barriera della sua anima, la difesa eretta in quegli anni di dolore e solitudine che inaspettatamente un ragazzo, un comunissimo ragazzo aveva infranto con la semplicità di un sorriso e la dolcezza dello sguardo........




    CAPITOLO QUARTO


    Matteo cercò di non dare a vedere l'agitazione che in realtà provava, chinò lo sguardo sul proprio piatto, fingendo di concentrarsi sul cibo e non sul bellissimo uomo che gli stava di fronte.
    “ Posso farti una domanda?” chiese invece Alessandro catturandone l'attenzione.
    “ Dimmi.” fu la risposta gentile.
    Il giovane atleta si appoggiò alla tavola, reggendosi il mento con la mano, con fare pensieroso.
    “ Mi chiedevo perché mi stavi spiando al cimitero.” disse inchiodando ai suoi gli occhi scuri di Matteo.
    Il ragazzo arrossì, ma decise di rispondere onestamente, non serviva a nulla mentire.
    “ Mi ha colpito la tua espressione sulla tomba di quella ragazza,” confessò “ da quando sono tornato da Londra tutti i lunedì ti ho sempre visto li.” si guardò le mani con fare nervoso “ ho letto... tanta sofferenza nei tuoi occhi....”
    Alessandro inarcò un sopracciglio “ Sei una specie di angelo consolatore?” chiese con una punta di ironia nella voce.
    Matteo scosse il capo “ Magari lo fossi,” rispose con un timido sorriso “ è solo che non riesco a essere indifferente alle sofferenze degli altri....”
    “ Tu non sai niente!” scattò Alessandro, alzandosi di colpo, facendolo sussultare.
    “ Come ti permetti di giudicare il dolore degli altri senza nemmeno conoscerli?”
    I suoi occhi grigi erano freddi come la lama di un coltello “ Ti credi di poter capire cosa posso aver provato io, eh ragazzino?” chiese con cattiveria, non era arrabbiato con Matteo, lo spaventava il fatto che quel ragazzo avesse intuito così chiaramente cosa realmente lui sentiva, era pazzesco, non doveva permettergli di leggere nella sua anima così profondamente.
    “ Non sai nemmeno cosa sia il dolore e pretendi..... di farti carico di quello altrui....” lo guardò freddamente prima di alzarsi e avviarsi verso la porta che dava sul terrazzo..
    Matteo rimase pietrificato da quello scatto di rabbia, forse aveva toccato un tasto dolente, forse Alessandro aveva ragione, non doveva permettersi di giudicare o credere di potere chissà cosa.
    Di scatto gli si avvicinò.
    “ Scusami.” sussurrò “ Scusami, non avevo alcun diritto di dirti quelle cose....io...”
    la voce gli si spezzò , si sentiva dannatamente a disagio
    Alessandro era immobile, per una frazione di secondo chiuse gli occhi, sentendosi un verme e un bastardo, che colpa aveva Matteo?
    Solo quella di aver capito subito cosa e come lui aveva sofferto?
    Sospirò cercando di calmare il battito del proprio cuore, che quasi minacciava di uscirgli dal petto.
    Matteo era ancora immobile, se ne stava fermo, immobile, in silenzio.
    D'istinto Alessandro si voltò, sospirando, cercando di scaricare la tensione .
    “ Sono io a dovermi scusare con te.” sussurrò sollevando quel viso dall’espressione ancora confusa “ Scusami.”.
    Il mento di Matteo tremò, gli occhi leggermente lucidi e le labbra semi dischiuse. Alessandro si stupì nel soffermarsi a osservarne la pienezza,, ...
    Quel ragazzo aveva delle labbra stupende e dannatamente sensuali...
    Un momento...era un uomo... esattamente come lui.....
    “ ti va di guardare un dvd ?” propose Matteo per rompere quell’imbarazzante silenzio.
    Alessandro si grattò la tempia, di certo quel ragazzo non aveva i suoi stessi gusti in ambito al cinema.
    “ Va bene .” acconsentì di buon grado.
    “ Ti piace Una settimana da Dio ?”chiese Matteo precedendolo in salotto e chinandosi verso un basso mobile, dove facevano bella mostra diversi DVD
    Alessandro si stupì, “ Non pensavo ti piacesse Jim Carrey”
    Matteo aggrottò un sopracciglio, “ E’ uno dei miei attori preferiti” rispose, azionando il lettore, “ Mi piace la sua comicità impegnata”
    Alessandro si accomodò sul divano, “ E’ anche uno dei miei attori preferiti” ammise,
    Non credeva che quel ragazzo così delicato amasse alla pungente comicità del grande attore americano.
    Scosse la testa, rifiutandosi di soffermare i propri pensieri su quelle sciocchezze, mentre Matteo si accomodava accanto a lui.
    La serata prosegui tranquilla, “ erano parecchi anni che non guardavo questo film.” Ammise Alessandro, ma non ottenendo risposta si voltò verso Matteo.
    Il ragazzo era crollato sul divano, Il giovane sportivo sorrise intenerito suo malgrado.
    Lo osservò attentamente ,Matteo non possedeva una bellezza fuori dal comune, ma il suo viso era comunque espressivo.
    Gli occhi chiusi, ombreggiate da lunghe ciglia e la lebbra appena dischiuse ipnotizzarono Alessandro per qualche secondo.
    Quasi mossa da una volontà sconosciuta la mano del giovane si mosse, posandosi sui morbidi capelli del più giovane, scostando con un gesto appena percettibile una ciocca dalla fronte.
    Tanto valeva godersi la fine del film, pensò tra se Alessandro , sistemandosi comodamente sul morbido divano.....

    Aprì lentamente gli occhi....
    Si era addormentato anche lui.
    Alessandro impiegò qualche secondo per rendersi conti di dove si trovasse, si mosse leggermente, ma qualcosa gli impedì di alzarsi di scatto.
    Fece appena in tempo a notare che era Matteo.
    Nel sonno il ragazzo aveva reclinato il capo e si era appoggiato alla spalla dell’ospite.
    Alessandro lo guardò interdetto; cosa doveva fare?
    Fu Matteo a toglierlo d’impiccio svegliandosi in quel preciso istante.
    Erano l’uno accanto all’altro, la fronte di Matteo posata sulla guancia di Alessandro.
    “ben svegliato!- lo salutò il maggiore, con un lieve sorriso.
    Matteo alzò il viso di scatto, erano entrambi praticamente vicinissimi, senza rendersene conto i loro visi si toccarono in quel preciso istante e le loro labbra si sfiorarono leggermente.
    Matteo rimase immobile, esterrefatto, era stato solo un fortuito caso e per un istante trattenne il fiato.
    Alessandro dal canto suo sgranò gli occhi, sentendo il proprio cuore accelerare i battiti come se volesse quasi uscirgli dal petto.
    Col fiato corto e in preda alla confusione, si scostò prontamente.
    “ehm...si è fatto tardi..” bofonchiò alzandosi di scatto, “devo andare.”
    Matteo non disse nulla, stordito a sua volta da quell’incidente inatteso, “ certo...capisco...” bofonchiò imbarazzato.
    Alessandro prese la giacca e si avviò alla porta senza nemmeno aspettare che il padrone di casa lo accompagnasse “ grazie per la cena e della splendida serata”.
    La sua voce suonava leggermente concitata, non diede il tempo a Matteo di rispondere al saluto e uscì quasi di corsa.


    CAPITOLO QUINTO


    Alessandro si sfilò la maschera di protezione.
    “ Se continui così il russo non avrà scampo.” commentò un altro schermidore sfilandosi a sua volta l'elmo “ mi hai sfiancato.”
    Alessandro sorrise al compagno di squadra.
    “ Voglio vincerla quella medaglia, Leo” commentò avviandosi verso una panca lì vicina “ Boris Ustinov è un atleta di prima categoria ed io voglio strappargli il titolo mondiale a ogni costo.”
    Leo gli si sedette accanto “ Sei certo che sia solo questo?” chiese con uno sguardo scrutatore.
    “ Sì, perché?” chiese con fare evasivo.
    “ E’ come se ti fossi gettato anima e corpo sugli allenamenti per... pensare ad altro...” continuò Leo “ ti conosco da una vita, Ale, so quando qualcosa ti preoccupa.”
    Alessandro si passò una mano tra i capelli.
    “ E’ successa una cosa inaspettata,” ammise, abbassando lo sguardo “ e mi sento un verme.” -
    L'amico lo guardò perplesso. “ Che avrai mai fatto?”
    “ Ho baciato una persona…senza volerlo...è stato una sorta di incidente...,” confessò Alessandro a bassa voce “ ho tradito Elisa e la sua memoria nel modo più schifoso.”
    “ Solo perché ti piace qualcun altro?” chiese Leo “ ma sei scemo, Ale?”
    “ Non è come sembra, Leo.” rispose il giovane in tono frustrato “ E’ tutto dannatamente complicato, non doveva accadere, non doveva e basta.”
    Leo gli mise una mano sulla spalla “ Era ora invece che ti staccassi dal ricordo di Elisa, devi cominciare a vivere, Ale, lei per prima lo avrebbe voluto.”
    Alessandro sospirò “ Non credo... non così almeno...”
    Leo sorrise “ Se stai così male per questa persona, non credo allora sia stato un semplice bacio inaspettato.”
    “ Eh!” esclamò l'altro inarcando un sopracciglio.
    “ Questa persona deve averti colpito, altrimenti non ci staresti così male e non avresti tutti questi dubbi, non si da mai importanza a un'avventuretta.”
    Alessandro impallidì, non era possibile, Leo stava parlando a vanvera, senza nemmeno conoscere i fatti.
    “ Io vado.” tagliò corto “ Ci vediamo domani.”
    Non salutò nemmeno l'allenatore né gli altri compagni di squadra, voleva solo andare via e al più presto possibile.


    Matteo si rigirava il cellulare tra le mani, indeciso sul da farsi, voleva chiamare Alessandro, erano trascorsi tre giorni da quella sera non si erano più rivisti.
    Anna guardò suo fratello e alzò gli occhi al cielo “ Perché non lo chiami una buona volta?” chiese sedendosi accanto a lui sul divano.
    Matteo scosse il capo “ Ho paura che non voglia sentirmi.” ammise.
    La ragazza gli strinse le mani “ Secondo te allora perché ti ha lasciato il numero del suo cellulare?” chiese a sua volta “ Che ti costa chiamarlo?”
    Matteo chinò il capo.
    “ Anny....... quella... sera... io e lui abbiamo... ci siamo baciati...” confessò arrossendo “ E’ successo per caso, però io volevo tanto che accadesse”.
    Anna lo abbracciò “ Adesso capisco fratellino,” commentò “ ti sei innamorato vero?”
    Matteo annuì in silenzio.
    La sorella gli prese una mano “ Chiamalo allora.” gli consigliò “ non soffocare ciò che senti, chiamalo.”
    Matteo non rispondeva, strinse la mano della sorella, si sentiva una tempesta nel cuore, ma voleva sentire la voce di Alessandro.
    “ Tu però resta.” disse alla fine, componendo il numero.
    Anna annuì “ Certo,” lo rassicurò “ non mi muovo.”
    Matteo attese fino al terzo squillo prima che Alessandro rispondesse.
    “ Pronto?”
    “ Alessandro.” bisbigliò il ragazzo “ sono Matteo...”
    Ci fu un breve silenzio, poi l'altro rispose in modo gentile ma formale.
    “ Ciao, Matteo, come stai?”
    “ Bene,” rispose il più giovane “ io...ehm...volevo solo sentire la tua voce....”
    Quel tono e quelle parole strapparono un sorriso involontario ad Alessandro.
    “ Capisco,” disse con voce più morbida, era inutile adorava quella voce dolce “ scusa se sono sparito....ma sono preso dagli allenamenti....”
    “ Non volevo disturbarti....allora chiudo... scusa.....”
    “ Matteo?” lo bloccò Alessandro intenerito.
    “ Si?” chiese lui, mentre la sorella gli lanciava uno sguardo di incoraggiamento.
    “ Scusami.” rispose l'altro.
    “ Non scusarti,” disse Matteo “ ero io che volevo sentirti. Spero che gli allenamenti procedano bene.”
    “ Abbastanza bene,” confermò Alessandro, mentre un'idea gli attraversava la mente “ purtroppo finirò tardi nelle prossime sere.” ma che cavolo faceva? si giustificava ? mica erano fidanzati.
    “ Sono certo che te la cavi benissimo invece.” rispose Matteo con un sorriso.
    Dal suo tono di voce Alessandro intuì che stava sorridendo, prese la palla al balzo.
    “ Se vuoi ti mando l'indirizzo e domani puoi venire ad assistere agli allenamenti, parlerò io con la sicurezza”
    Matteo sentì il cuore accelerare i battiti “ Posso venire sul serio?” chiese “ non sarò d'intralcio?” a quel commentò sentì una gomitata di Anna contro le sue costole.
    “ Accetta, scemo.” gli sussurrò fulminandolo con gli occhi.
    “ Non ti preoccupare,” lo rassicurò Alessandro con voce più calda “ anche io voglio vederti, sul serio.”
    Matteo diventò viola “ Ok,” sussurrò “ mandami l'indirizzo in sms allora.”
    “ Va bene,” acconsentì l'altro “ allora ti aspetto domani sicuro?” cavolo sembrava un liceale.
    “ Certo, confermò Matteo con entusiasmo “ ci sarò.” strinse il cellulare “ Alessandro ?”
    “ Si?”
    “ Grazie.”
    L'altro sorrise “ Di cosa?” chiese dolcemente “ A domani.” disse prima di riagganciare.
    Anna non ebbe bisogno di chiedere nulla, aveva sentito tutto e poi l'espressione del fratello era più eloquente che mille parole.
    Sperò di aver dato un giusto consiglio a Matteo, se lo augurava di tutto cuore.

    CAPITOLO SESTO


    Matteo guardò la costruzione in stile moderno, che ospitava il palazzetto dello sport.
    Come gli aveva spiegato Alessandro aveva dato il proprio nome a un addetto alla security che avendo segnato il nome del ragazzo lo aveva fatto passare senza alcun problema.
    E adesso eccolo, attraversare il lungo corridoio che portava in palestra dove la nazionale maschile di fioretto svolgeva i propri allenamenti.
    Alla fine del corridoio trovò un’immensa porta con vetri a specchi, senza fare rumore l'aprì e si ritrovò all'interno di un’immensa e luminosa palestra.
    Lo sguardo di Matteo vagò lungo quella struttura, vi erano delle pedane occupate rispettivamente da coppie di atleti con la nota tenuta sportiva bianca degli schermidori che si allenavano attorniati dallo staff tecnico che impartiva loro consigli e suggerimenti di quando in quando.
    In mezzo a quegli atleti doveva esserci Alessandro, ma il ragazzo non riusciva a distinguerlo, erano tutti uguali, avendo il viso celato dalla tipica maschera di protezione.
    Si guardò intorno un po’ intimorito, si accorse di una comoda panca proprio lì vicino, decise di sedersi, aspettare e cercare di dare meno nell'occhio possibile.


    Alessandro guardò Guido, il giovane compagno era molto agguerrito, gli stava dando filo da torcere, ma non aveva ancora la padronanza del suo capitano, con un movimento fulmineo del polso, Alessandro fendette l'aria e diede una veloce stoccata che finì proprio per toccare l'addome del giovane avversario.
    “ Mi hai fregato!” commentò Guido a gran voce attraverso la maschera, rimanendo un po’ spiazzato.
    Alessandro abbassò l'arma e si tolse la maschera.
    “ Dai che sei stato bravissimo” commento, riprendendo fiato “ mi hai fatto sudare parecchio.”
    Guido gli sorrise dando al giovane atleta una pacca sulla spalla.
    “ Boris Ustinov avrà vita dura.” disse con una punta di ammirazione.
    “ Lo spero.” ammise il giovane capitano “ è un atleta eccezionale.”
    Solo allora però si accorse del ragazzo seduto sulla panca.
    Dunque era venuto “ Scusami, Guido.” disse avviandosi verso il visitatore.
    Matteo lo aveva visto, sentiva il cuore aumentare i battiti, man mano che Alessandro si avvicinava, gli dava uno strano effetto con indosso la tenuta sportiva, la maschera in una mano e il fioretto nell'altra.
    “ Ciao.” lo salutò timidamente.
    “ Ciao Matteo.” ricambiò l'altro giovane “ sei qui da molto?”
    “ Da un po’” ammise “ ti ho visto...mentre ti allenavi...” disse con un sorriso “ sei bravissimo.”
    Alessandro gli si sedette accanto.
    “ Ti ringrazio,” rispose “ sono felice di vederti.”
    Era vero, pensò, averlo lì lo rendeva stranamente felice, non lo vedeva da quella famosa notte.
    “ Non do fastidio se rimango a guardare un altro po’?” stava chiedendo Matteo indicando alcuni addetti dello staff che parlavano tra di loro.
    Alessandro scosse il capo “ Rimani quanto vuoi,” lo rassicurò “ ti accompagno io quando finirò se ti va.”
    Matteo ne fu felice, si guardò le mani, non sapeva di cosa parlare, ma fu l'altro a toglierlo dagli impicci.
    “ Avrei bisogno di parlare con te,” disse con voce seria “ dopo gli allenamenti vorresti uscire con me?” sentiva quegli occhi chiari fissi su di se.
    “ Ok...va bene.” rispose Matteo.
    Alessandro si alzò.
    “ Devo riprendere altrimenti quella iena di Mario,” disse indicando il proprio allenatore “ mi farà fare una brutta fine.” nel dire così gli accarezzò una guancia.
    “ Ci vediamo dopo.”
    Matteo rimase impalato, quel gesto lo stupì, lo vide indossare nuovamente la maschera e dirigersi verso la pedana.

    Poco distante Leonardo aveva assistito a quella scena, allora era quel ragazzo...non potevano esserci dubbi, pensò, aveva visto come Alessandro lo guardava e la tenera carezza che gli aveva dato....ecco spiegato l'atteggiamento dell'amico, il suo tormento, adesso capiva molte cose.
    Eppure...in quei due c'era qualcosa, non vedeva quello sguardo in Alessandro da anni, dalla morte di Elisa.
    Leo sorrise, non sarebbe stato facile per il suo amico affrontare quella situazione, però se Alessandro si era innamorato di nuovo, molto probabilmente il merito era proprio di quel ragazzo.
    Sospirò, adesso era il suo turno di salire in pedana, sicuramente l'amico gli avrebbe parlato di cosa stava succedendo si disse infilandosi la maschera.


    La ragazza si guardò attorno, l'aeroporto brulicava di gente, turisti da ogni parte del mondo che come lei avevano deciso di visitare l'Italia, ma la sua non sarebbe stata solo una visita di piacere, era venuta apposta da Londra per vedere Matteo.
    Sorrise al solo pensiero del suo compagno di corso, a breve le lezioni sarebbero riprese normalmente, magari con un po’ di fortuna sarebbero potuti tornare a Londra insieme.
    “ Forza, Diana.” si disse indossando gli occhiali da sole, Matteo nemmeno sapeva della sua sorpresa, chissà che faccia avrebbe fatto, pensò mentre si avviava a ritirare i bagagli, era venuta in Italia con uno scopo ben preciso, Matteo, ed era certa che tutto sarebbe andato come sperava.
    Erano legatissimi, lo erano dal primo anno e c'erano tutti i presupposti perché la loro amicizia diventasse qualcosa di più.
    Sorrise di nuovo e si avviò.


    CAPITOLO SETTIMO

    Matteo si accomodò al tavolo, imitato da Alessandro.
    Dopo gli allenamenti, era stato quest'ultimo a proporgli di andare a cena in un luogo tranquillo, dove avrebbero potuto parlare senza essere disturbati.
    Matteo si sentiva teso.
    Trovarsi solo a cena con Alessandro lo elettrizzava, ma sapeva anche che da lì a breve avrebbero affrontato un argomento che stava a cuore a entrambi.
    “ Immagino tu sappia di cosa voglio parlarti.” cominciò l'atleta con voce grave, inchiodando i suoi occhi a quelli del ragazzo più giovane.
    Matteo annuì e abbassò lo sguardo.
    “ Si.” rispose con voce flebile “ in questi giorni è stato il mio pensiero fisso.”
    Alessandro sospirò, mentre beveva la sua acqua minerale, cavolo il bel discorso che si era preparato stava andando a farsi bellamente benedire.
    Quel ragazzo lo sconvolgeva.
    “ Io... volevo scusarmi con te,” disse “ “non ero ..come dire...preparato ad affrontare quella situazione.”
    Matteo alzò lo sguardo, Alessandro non aveva di certo gradito quel bacio e stava usando la diplomazia per farglielo capire.
    Sentì il cuore stringersi in una dolorosa morsa. “ Capisco,” disse mentre si torturava le mani “ comunque non devi scusarti, è stato solo un ridicolo incidente che non accadrà più.”
    Alessandro si sentì ancora peggio dopo quella risposta, ma non voleva illuderlo, lui non aveva alcun interessa verso i ragazzi, il bacio era stato un episodio fugace senza alcun significato...
    “ Mi dispiace, Matteo” sussurrò “ non volevo illuderti...” si passò una mano tra i capelli con fare nervoso.
    “ Non mi hai illuso” replicò il ragazzo con voce leggermente malferma” ... va bene così.” disse posando le stoviglie sulla tavola, aveva perso l'appetito.
    “ So che non....sei….come me...” disse cercando di sorridere “ non devi darmi alcuna spiegazione.”
    Alessandro osservò il viso dell’altro, il mento tremante e gli occhi bassi, perché si sentiva una carogna se non gli importava di quel ragazzo?
    “ Non è facile,” ammise “ dopo la morte di Elisa ho chiuso il mio cuore a ogni sentimento, l'averti incontrato così all'improvviso mi ha confuso,” continuò “ ma il suo ricordo sarà sempre vivo nella mia vita.” e nel dire così sollevò una sottile catenina d'oro mostrando due ciondoli, una A e una E chiaro segno della sua promessa alla defunta fidanzata.
    Matteo annuì.
    “ Ho capito,” disse alzandosi di scatto “ non ti preoccupare, non voglio prendere il posto di nessuno.” mentre pronunciava quelle parole, si allontanò quasi correndo diretto all'uscita del ristorante, lasciando Alessandro esterrefatto.
    Era stato troppo duro e diretto, si maledì Alessandro, ma cosa gli era saltato in mente?
    Perché aveva tirato in ballo Elisa?
    E perché una parte di lui gli diceva che stava sbagliando?
    Si alzò a sua volta e corse fuori dal locale, appena in tempo per vedere la snella figura di Matteo svoltare l'angolo della strada che costeggiava il bel vedere dove si trovava il ristorante.
    Decise di seguirlo, non volle chiedersi nemmeno il perché, ma doveva seguirlo.
    Trovò Matteo appoggiato al parapetto del belvedere, era chino, con le mani si nascondeva il viso, mentre il suo esile corpo era scosso da singhiozzi silenziosi.
    Il ragazzo non si accorse dell'alta figura che lo stava osservando, se ne rese conto quando si sentì sollevare a stringere in una calda e familiare stretta.
    “ Se vuoi prendermi a pugni” sussurrò Alessandro con voce roca “ fallo pure, me lo merito.”
    Matteo provò a sciogliersi da quell'abbraccio, ma invano.
    “ Lasciami stare!” gridò con gli occhi colmi di lacrime “ perché mi hai seguito?”
    Alessandro non si stupì di quella reazione al suo posto avrebbe sul serio usato i pugni.
    “ Perché sono un cretino,” rispose “ perché ho paura di legarmi a te, perché non immaginavo che succedesse tutto questo, perché sto male nel sapere che stai così per colpa mia e perché.....” non finì la frase.
    Matteo chinò il capo “ Se volevi scusarti,” disse “ va bene, ma adesso lasciami andare.” Provò a scostarsi, ma l'altro accentuò la stretta “ Non abbiamo altro da dirci.”
    Alessandro gli sollevò il mento, occhi grigi inchiodati a iridi scure.
    “ Matteo,” sussurrò con voce roca “ non posso perderti.” ammise tutto d'un fiato.
    Matteo sentì il cuore perdere un battito.
    “ Cosa vuoi da me?” chiese piangendo “ Non sei stato tu a dirmi che non provi niente e che il ricordo di Elisa.....”
    “ Ho paura, maledizione!” tuonò il giovane esasperato “ ho paura...legandomi a un'altra persona è come se tradissi lei.....per di più un altro uomo....ho...paura Matteo...paura di...non riuscire più a essere la stessa persona.....paura di non riconoscermi più....”
    Stavolta Matteo riuscì a liberarsi da quella stretta con uno strattone.
    “ Io non ti ho chiesto nulla Ale,” disse con voce affranta “ i sentimenti non si comandano, ma non è stata colpa tua, lo so. Sono stato, io ho fatto tutto io.” cercava invano di trattenere i singhiozzi “ Sei legato a lei, adesso lo capisco e non hai intenzione di staccartene.” lo guardò con un sorriso amaro “ l'ho notato quel ciondolo,” disse “ non sono cieco, ma sono un idiota....”
    L'altro lo guardò confuso.
    “ Mi ero illuso per un attimo di poter conquistare il tuo cuore e dopo il tuo invito al telefono ho fatto una cavolata.”
    “ Che cavolata?” chiese Alessandro allarmato.
    Matteo tirò fuori dalla tasca dei jeans una piccola scatola quadrata.
    “ Volevo regalarti questo.” disse mettendogli in mano il regalo “ Che idiota vero?”
    Alessandro l'aprì e trasalì nel vedere il contenuto, era un ciondolo in oro bianco che ricordava un quadrifoglio stilizzato.
    “ Volevo fosse una specie di in bocca al lupo per i tuoi allenamenti” disse.
    Alessandro non parlava, era pallido, quel gesto lo aveva colpito.
    “ Ovviamente non toglierai quella specie di reliquia per indossare questo.” continuò Matteo “ Mi dispiace solo di averti messo a disagio.”
    “ Al diavolo il disagio e le idiozie che stai dicendo!” esplose Alessandro, mettendo in tasca il ciondolo, prima di prendere Matteo tra le braccia “ Non ho intenzione di lasciarti, capito?” gli sollevò il mento “ Prima mi sconvolgi la vita e poi pretendi di uscirne così?” non attese risposta, si chinò su di lui e gli catturò le labbra in un bacio colmo di disperazione.
    Matteo si trovò sbilanciato, invano provò a resistere, ma quando sentì la mano di Ale accarezzargli la schiena sentì le gambe cedergli come gelatina.
    “ Non voglio....essere il sostituto di.....” protestò.
    “ Non lo sei.....” sussurrò l'altro a fior di labbra “ e non lo sarai mai.” gli accarezzò una guancia “ Ti chiedo solo di restare con me,” lo pregò Alessandro “ non voglio far progetti a lunga scadenza, so solo che ho bisogno di te adesso.” disse riprendendo a baciarlo con la stessa passione di prima.
    Il ragazzo chiuse gli occhi, sapeva di correre un grande rischio, ma oramai negare di amare Alessandro sarebbe stato inutile.
    Era un salto nel vuoto, ma decise di rischiare lo stesso e seguire il proprio cuore.
    Si strinse a lui con fiducia e rispose al bacio con tutto l'amore di cui era capace, sperando di non doversi un giorno pentire di aver ignorato la ragione.

    Entrarono nell’appartamento di Alessandro ancora abbracciati, le loro labbra non si staccarono nemmeno quando il padrone di casa cercò le chiavi nella tasca della giacca e fece scattare la serratura.
    “ Dovrai dirmi tu cosa fare” sussurrò il maggiore sulle labbra dell’altro, mentre sentiva le mani di Matteo armeggiare con la zip della giacca della tuta.
    “ Sei sicuro ,Alessandro?” si sentì chiedere.
    “ No,” ammise il giovane “ ma non voglio rifletterci adesso, altrimenti non so se riuscirei ad andare fino in fondo” i suoi occhi si incupirono di desiderio “ ti desidero, Matteo al resto penseremo dopo.”
    Il più giovane annuì in silenzio, Mentre le sue labbra scendevano lungo il collo di Alessandro, le mani liberavano il partener dai vestiti finendo in un morbido e disordinato mucchietto per terra.
    Alessandro aveva imitato Matteo e seppur con gesti più lenti e inesperti lo aveva a sua volta liberato dai vestiti.
    Allo sguardo interrogativo di Matteo il padrone di casa indicò il corridoio con un cenno del capo.
    Continuando a baciarsi e a scambiarsi carezze, proseguirono fino alla camera da letto.
    Alessandro la chiuse con un colpo secco, prima che Matteo si stringesse nuovamente a lui, reclamandolo con avidità.
    Matteo cinse le braccia attorno al collo di Alessandro, costringendolo a chinare il capo, per baciarlo con rinnovata passione.
    Le loro lingue si cercavano con avidità seppure il maggiore dei due avesse ancora qualche lieve reticenza dovuta all’inesperienza, ma Matteo sapeva aspettare e rispettare i suoi ritmi.
    Un gemito soffocato salì alle labbra di Alessandro quando senti la lingua dell’altro scendere fino al proprio torace e giocare volutamente con i suoi capezzoli che al solo contatto con quelle lebbra si inturgidirono immediatamente.
    Con estrema lentezza si distesero sul letto.
    Matteo prese una mano di Alessandro e la portò alla propria erezione, aiutando il compagno a ricambiare il piacere che lui gli stava dando. Vide Alessandro sgranare gli occhi, ma fu la frazione di un attimo, Alessandro prese quasi subito familiarità con quei gesti e ben presto Matteo lo lasciò fare, appagandolo con continui sospiri e gemiti, fino a quando non fu Matteo stesso a fermarlo.
    “ Rischio di venire” rispose col fiato corto. Per Alessandro era la prima volta e non voleva assolutamente pregiudicare tutto .
    Si chinò a baciarlo ancora con passione e senza smettere di accarezzarlo.
    Alessandro era certo di stare per perdere il controllo, quello che Matteo gli stava era qualcosa di sconosciuto, ma allo stesso tempo meraviglioso.
    Sentiva le labbra del giovane scorrere lungo il proprio corpo fino a quando non arrivarono alla sua più profonda intimità.
    Matteo decise che era arrivato il tempo di andare fino in fondo.
    “ Voltati” gli ordinò gentilmente.
    Alessandro fece quanto gli veniva chiesto.
    Matteo si inumidì il primo dito con la saliva e si insinuò nella stretta apertura dell’altro con la maggior delicatezza possibile.
    Alessandro si irrigidì, percependo una sorta di doloroso fastidio, ma le labbra di Matteo che si posavano lungo la sua spina dorsale in un susseguirsi di piccoli e deliziosi baci fece rilassare nuovamente i suoi muscoli.
    Piano piano cominciò ad abituarsi e provare gemendo man mano che le dita dell’altro si insinuavano in lui.
    Quando Matteo percepì che Alessandro era pronto, si chinò su di lui.
    “ Rilassati adesso” gli sussurrò all’orecchio.
    L’altro fece quanto gli era stato chiesto, ma ciononostante avverti un dolore lancinante che quasi gli tolse il respiro, si morse le labbra per non gridare, irrigidendosi all’istante.
    Matteo comprese immediatamente, si fermò per farlo abituare e cominciò a baciarlo sul collo regalandogli altri piccoli brividi di piacere, facendo allentare la tensione provocata dal dolore.
    Istintivamente Alessandro sollevò il bacino, assecondando il ritmo di Matteo; quel movimento provocò nel più giovane un rantolo soffocato di piacere.
    Soddisfatto allora e con un lieve senso di soddisfazione Alessandro cominciò a seguire i movimenti dell’amante, facendolo gemere a sua volta quasi fino allo spasmo.
    Matteo a quel punto non riuscì più a contenersi si mosse freneticamente, godendo del piacere spasmodico che stava provando fino a quando non raggiunsero l’amplesso, sfiancati ed esausti ma completamente appagati.


    Intanto a casa di Matteo, Anna e Diana conversavano del più e del meno.
    La sorella del ragazzo si era trovata la ragazza dietro la porta di casa, la conosceva perché spesso era andata a trovare il fratello a Londra.
    “ Credi che Matteo ritarderà?” stava chiedendo la nuova venuta.
    Anna era a disagio, immaginava con chi fosse suo fratello “ non so....” rispose evasiva, ma proprio in quel momento la porta di ingresso si aprì.
    Accadde tutto in una frazione di secondo, Matteo che entrava e Diana che con un gridolino gli volava tra le braccia, lasciando il ragazzo impietrito.
    “ Non sei felice di vedermi?” chiese euforica.
    Matteo era pallido, la sorella se ne accorse e con orrore vide l'alta figura maschile che stava alle spalle del ragazzo.
    Alessandro era una maschera imperturbabile, i suoi lineamenti sembravano scolpiti nella pietra mentre vedeva i due ragazzi abbracciati.
    “ Ciao....Diana....” balbettò Matteo cercando di controllare la spiacevole sensazione che si era impadronita di lui.
    “ Vi auguro una piacevole serata,” disse Alessandro con voce glaciale “ buonanotte.” e senza aggiungere altro scese le scale che portavano ai piani inferiori. Diana non si accorse nemmeno del gelo calato nella stanza.




    CAPITOLO OTTAVO


    Gina sobbalzò quando sentì la porta d'ingresso sbattere violentemente dietro a un furente Alessandro.
    “ Ehi!” esclamò la ragazza “ ti sembra questo il modo di rientrare?”
    “ Lasciami stare per favore.” rispose il fratello di rimando.
    Gina gli si parò di fronte.
    “ Non te la cavi così,” disse incrociando le braccia “ si può sapere che cavolo ti è successo?” chiese.
    Alessandro sbuffò “ Non lo so nemmeno io che diavolo sia accaduto,” sbottò, nella mente ancora l'immagine di quella ragazza avvinghiata a Matteo gli faceva salire il sangue al cervello “ so solo di essere un perfetto idiota.”
    Gina lo prese per mano e lo portò verso il divano.
    “ Adesso mi racconti tutto con calma,” disse “ erano secoli che non ti vedevo così arrabbiato.”
    Alessandro sospirò, come faceva a spiegare alla sorella qualcosa che nemmeno lui ancora aveva ben chiaro, comunque decise di provarci, anche solo per sfogarsi un pò.
    Gina lo ascoltava in silenzio, di tanto in tanto scuoteva il capo, che situazione complicata....
    “ Ti sei messo in bel casino, fratellone.” commentò alla fine.
    “ Grazie del sostegno,” rispose Alessandro con voce ironica “ lo so già.”
    La sorella sorrise “ Sei certo di non esserti innamorato di Matteo?” chiese a bruciapelo.
    Il fratello trasalì, ma non rispose subito. “ Io.....è tutto così complicato, Gina…” ammise passandosi una mano sugli occhi “ è un uomo....io non credevo...”
    Gina gli posò una mano sulla spalla.
    “ E’ inutile cercare una spiegazione logica,” disse dolcemente “ in amore non esiste e tu dovresti saperlo meglio di me, visto quanto hai amato Elisa.” gli prese una mano “ ma adesso qualcun altro ha preso il suo posto e tu devi trovare il coraggio di accettarlo, Ale.”
    Il giovane sospirò “ Non è così facile.” ammise.
    “ Nessuno ha detto che lo sia,” rispose Gina “ ma se lo ami come io credo, devi farlo, per te stesso e per lui.”
    Si alzò dal divano “ La gelosia è una delle tante facce dell'amore e tu sei geloso di quella ragazza,” sorrise con affetto “ riprenditi Matteo, se è speciale come dici rischi che te lo portino via.” non aggiunse altro e si avviò in camera lasciando il fratello a riflettere in solitudine.


    Matteo era ancora sottosopra mentre ascoltava Diana che continuava a chiacchierare a briglia sciolta.
    “ Non immagini quanto mi sei mancato,” stava dicendo la ragazza stringendosi a lui “ non vedo l'ora che riprendano le lezioni così potrai tornare con me in Inghilterra.”
    Matteo la scostò gentilmente “ Diana....” cominciò con voce pacata, non voleva ferirla, sapeva cosa provava per lui “ io.... insomma c'è una persona speciale nella mia vita....”
    Diana impallidì “ Co...come?” chiese “ hai una...ragazza?”
    Matteo sospirò “ Non è una ragazza....” ammise, non voleva mentire “ è...un ragazzo...”
    Lei impallidì “ Stai…...con un uomo?” chiese sconcertata, poi un fulmine sembrò passarle per la mente “ Il ragazzo di poco fa!” esclamò attonita, il silenzio di Matteo gli confermò che aveva indovinato.
    “ Mi dispiace, Diana.” si scusò lui avvilito “ perdonami.”
    Diana chinò il capo, sembrava uno scherzo di pessimo gusto, ma a giudicare dal tono di Matteo e dal suo sguardo purtroppo era tutto vero.
    Matteo stava con un uomo....lei aveva fatto un viaggio per niente....no non lo accettava, Matteo doveva essere suo, non lo avrebbe ceduto a nessuno, avrebbe fatto di tutto per separalo da quella persona e ci sarebbe riuscita a qualsiasi prezzo.
    Sorrise tra se, avrebbe agito d'astuzia.
    “ Capisco,” disse “ se le cose stanno così non mi resta che farmi da parte.”
    Matteo fu piacevolmente stupito da quella reazione “ Sei una vera amica,” disse abbracciandola.
    “ Sai che ti voglio bene,” rispose lei “ mi importa solo vederti felice.” lo abbracciò a sua volta “ Però vorrei sapere tutto di voi,” disse con un risolino “ almeno questo me lo devi.”
    Matteo non si fece pregare e raccontò tutto fin dal principio compreso il regalo che aveva fatto ad Ale e che non era sicuro fosse stato gradito.
    “ Sembra una persona complicata,” disse Diana alla fine.
    Matteo annuì “ Lo è.” confermò “ a volte non lo comprendo.”
    Diana sorrise “ Vedrai che tutto si sistemerà per il meglio,” gli prese una mano “ perché non lo chiami domani così me lo presenti?”
    Matteo non sapeva se fosse una buona idea..” Non so...” ammise.
    “ Dai...” insistette lei “ così posso spiegarli io stessa il malinteso di stasera.”
    Il viso del ragazzo si illuminò “ Lo faresti?” domandò raggiante.
    Diana annuì “ Certo.” con un po’ di astuzia femminile avrebbe potuto portare acqua al suo mulino, doveva sfruttare l'incertezza che aveva Matteo riguardo ai sentimenti dell'altro..... doveva rischiare.....


    Nonostante fossero le due del mattino Ale non riusciva a chiudere occhio, ripensava alle parole di sua sorella, forse aveva ragione Gina.....prese il cellulare e seguendo l'impulso compose il numero di Matteo, come immaginava nemmeno l'altro dormiva, rispose subito.
    “ Ale!” sussurrò con voce accorata.
    Sentire il suo nome fece sorridere il giovane atleta “ Scusa per l'ora... ma dovevo chiamarti.”
    Matteo sentì un nodo in gola. “ Avrei dovuto farlo io, ma avevo paura che mi chiudessi il telefono in faccia.”
    “ Non lo avrei mai fatto.” gli assicurò dolcemente.
    Matteo tirò su col naso. “ E’ tutto un malinteso...” disse “ se domani ci vediamo ti spiegherò tutto...Diana...quella ragazza è solo un'amica....ti spiegherà tutto lei....”
    “ Matteo,” cercò di placarlo Ale “ calmati, non occorre che…”
    “ E’ giusto che ti spieghi, Ale” insistette Matteo “ non...voglio perderti...”
    Alessandro sorrise “ Va bene,” acconsenti “ dimmi dove ci vedremo.”
    Matteo sorrise “ Alla caffetteria di fronte la biblioteca, ti aspetteremo alle cinque.”
    “ D'accordo.” rispose Alessandro, poi fece una pausa prima di aggiungere “ Volevo dirti una cosa...”
    “ Dimmi.” rispose Matteo.
    L'altro sorrise “ Non al telefono,” sussurrò “ te la dirò domani guardandoti negli occhi.”
    Si salutarono e Matteo si addormentò con la speranza che l'indomani grazia all'aiuto di Diana si sarebbe risolto tutto......non sapeva quanto si sbagliava.....




    CAPITOLO NONO


    Diana e Matteo arrivarono in anticipo al bar dove avevano appuntamento con Alessandro.
    Matteo era grato alla sua amica per essere venuta, lei avrebbe confermato che tra loro non c'era assolutamente nulla e tutto sarebbe tornato al loro posto.
    Ignorava cosa stesse passando per la mente della ragazza: un piano semplice, ma efficace, instillare il dubbio nella mente di Alessandro e far capire a Matteo che non aveva affatto dimenticato Elisa, solo così sarebbe arrivata al suo scopo.
    Erano entrambi seduti al tavolino del bar quando videro Alessandro entrare.
    Matteo sentì il cuore battere più velocemente, Alessandro era bellissimo, molti sguardi femminili si soffermarono su di lui, riconoscendo il famoso campione di fioretto, qualcuno gli chiese anche un autografo che gentilmente gli fu concesso.
    Quando però si accorse della ragazza accanto a Matteo gli occhi grigio azzurri del giovane persero la luce che fino a quel momento li aveva animati.
    Si avvicinò al tavolo con una truce espressione dipinta in viso.
    “ Ciao!” lo salutò Matteo, alzandosi e accogliendolo con un sorriso che l'altro non ricambiò.
    Diana decise di agire subito, con astuzia ne sarebbe uscita pulita.
    “ Ciao.” salutò con un sorriso.
    “ Salve.” borbottò l'altro, quella ragazza proprio non gli piaceva, che cosa ci faceva li? Si scoprì per l'ennesima volta geloso, beh si lo era, ammise di malumore, lo era e finalmente lo aveva ammesso.
    “ Sono qui perché volevo spiegarti come stanno realmente le cose.” stava dicendo Diana con un sorriso, “ credo tu abbia frainteso.”
    Alessandro inarcò un sopracciglio “ Che vuoi dire?” chiese con diffidenza, mentre Matteo guardava entrambi, quei due era palese che non si piacevano.
    “ L'altra sera hai frainteso,” continuò Diana con voce agrodolce “ io e Matteo non stiamo insieme,” guardò l'amico con un sorriso languido “ ammetto che mi sarebbe piaciuto, ma l'ho abbracciato solo perchè era da tanto che non ci vedevamo, sono arrivata in Italia apposta per fargli una sorpresa.”
    “ La sorpresa credo sia riuscita.” rispose Alessandro con ironia.
    Diana decise di dargli la prima stoccata “ Se solo avessi saputo che Matteo era fidanzato con te” abbassò gli occhi “ non mi sarei nemmeno avvicinata.”
    Matteo avvampò e Alessandro distolse lo sguardo, Diana sorrise, bene bene stava tutto procedendo come previsto.
    “ Non è mia intenzione intromettermi tra due innamorati....”
    “ Non...” cercò di protestare Alessandro, mentre Matteo alzava lo sguardo allibito.
    Calò un profondo silenzio, Matteo strinse le mani e chinò il capo, intuiva cosa Alessandro stava per dire: loro non erano innamorati.
    “ Ho detto qualcosa che non va?” chiese l'inglese “ che succede?”
    Alessandro si schiarì la voce “ Credo che tu.....” sembrava a disagio “ abbia...frainteso...”
    A quelle parole Matteo sgranò gli occhi, sentì il cuore stringersi in una morsa, si alzò di scatto.
    Alessandro si rese conto troppo tardi di aver parlato troppo.
    “ Era questo che volevi dirmi?” chiese Matteo con voce tremante.
    Si sentiva profondamente deluso e amareggiato.
    “ Matteo aspetta...” cercò di rabbonirlo Alessandro, la situazione gli era sfuggita di mano, l'imbarazzo per le parole di Diana gli avevano fatto fare un passo falso.
    Si maledì e maledì quella ragazza.
    “ Lascia stare.” rispose Matteo, cercando di trattenere le lacrime “ ho capito... anzi avrei dovuto capirlo quando ti ho regalato il ciondolo,” guardò la camicia leggermente aperta di Alessandro, indossava il ciondolo di Elisa “ più chiaro di quello.” disse indicando il gioiello.
    Diana sorrise, era andata meglio di quanto sperava.
    “ Che vuoi dire?” chiese l'uomo alzandosi a sua volta, incurante degli sguardi perplessi degli altri clienti seduti ai tavoli, Matteo aveva gli occhi colmi di lacrime.
    “ Per te sarò sempre un ripiego!” esclamò con una profonda nota di dolore nella voce “ una specie di sostituto....da usare e buttare via e riprendere ogni qualvolta ti farà comodo...o non ti faccia troppo schifo....” adesso stava piangendo “ so che non accetti di...aver passato la notte con me....” lo guardò mentre il suo corpo era scosso da singhiozzi “ ti faccio ribrezzo vero?”
    Alessandro non riusciva a muovere un muscolo, era sconvolto dalle parole dell'altro ragazzo, non lo fermò nemmeno quando Matteo corse via, riuscì solo a lasciarsi cadere sulla sedia, si sentiva svuotato e sotto shock.
    Diana non aveva seguito Matteo, voleva concludere con Alessandro.
    “ Ma non ti vergogni?” sbottò con palese astio.
    Il giovane uomo sembrò riaversi , la incenerì con lo sguardo.
    “ Che cosa vuoi?” chiese con voce glaciale.
    La ragazza sorrise “ Lascia stare Matteo,” gli consigliò “ se non puoi dargli ciò che lui desidera, tanto vale lo lasci a chi lo ama sul serio....” fece una pausa e sorrise con cattiveria “....e non ambisce solo a portarselo a letto mentre smania ancora per un'altra.” si alzò a sua volta “ Matteo non è per te: farò in modo che si dimentichi di te.”
    “ Non metterti contro di me, Diana,” la minacciò lui con rabbia repressa “ Matteo è...”
    “ E’ una storia chiusa,” tagliò corto la ragazza “ non ti vuole più e grazie a me ti dimenticherà in poco tempo: magari non è mai stato realmente innamorato di te, chissà.... visto come se ne è andato rinunciando senza nemmeno lottare...”
    Quelle parole colpirono Alessandro come un pugno nello stomaco.
    Possibile ?
    Dopo tutto Diana conosceva Matteo da anni e le sue parole avevano una logica, con gesto rabbioso afferrò la giacca.
    “ Tienitelo pure!” esclamò e si avviò verso l'uscita con passo veloce, mentre un sorriso trionfante aleggiava sulle labbra di Diana.

    Matteo era chiuso da molte ore in camera sua, ripensava a quanto fosse successo quella mattina, non ci poteva credere, era tutto così maledettamente doloroso... ingoiò le lacrime di rabbia e delusione, avrebbe dovuto dimenticare Alessandro, si disse, anche se al momento aveva il cuore in frantumi doveva farlo.
    In quel momento la porta della sua camera si aprì per lasciare entrare Diana.
    “ Coraggio.” disse la ragazza sedendosi sulla sponda del letto accanto a Matteo “ vedrai che col tempo passerà.”
    Matteo non rispose, la ragazza gli prese la mano con dolcezza “ Io ti amo, Matteo,” sussurrò “ per me non sei secondo a nessuno.” gli accarezzò il viso e avvicinò le labbra a quelle di lui, quasi si sfioravano.
    “ Diana.....” cercò di fermarla Matteo ritraendosi, ma lei gli gettò le braccia al collo “ Fa l'amore con me,” disse in un sussurrò “ non pensare a cosa ti ha fatto quel verme, almeno per qualche ora...” e nel dire così cominciò a sbottonargli i primi bottoni della camicia.
    Matteo chiuse gli occhi, dimenticare.....forse Diana aveva ragione....poteva provarci almeno....l'afferrò per i fianchi e la distese sul letto, era bella non c'erano dubbi, una delicata bellezza inglese, il seno evidenziato dalla maglietta scollata....magari....pensò mentre insinuava la mano sotto al tessuto del golfino di lei...
    Diana sorrise, era fatta, presto Matteo sarebbe stato suo e Alessandro sarebbe stato solo un brutto ricordo molesto, sorrise mentre sentiva la mano del ragazzo accarezzarle le pelle vellutata...si sarebbe stato solo suo.....




    CAPITOLO DECIMO


    Matteo si bloccò di colpo.
    Ma che diavolo stava facendo? Guardò il seno parzialmente denudato di Diana.
    Ma era impazzito? Fare l'amore con lei solo per dimenticare le parole di Alessandro? Ma che razza di persona stava diventando?
    Si ritrasse di scatto e si allontanò dalla ragazza che lo guardava stupita.
    “ Perché ti sei fermato?” chiese alzandosi a sedere.
    Matteo scosse il capo “ Non posso,” rispose con voce incolore “ mi dispiace Diana, ma non posso fare sesso con te...solo per dimenticare Alessandro.” i suoi occhi erano velati da una profonda tristezza.
    Diana capì che non poteva forzare la mano.
    “ A me basta starti vicino,” sussurrò, doveva andare a piccoli passi “ piano piano ti dimenticherai di lui” disse alzandosi e raccogliendo i vestiti “ e io ti aiuterò.” gli sfiorò la guancia con le labbra prima di lasciare la stanza, mentre Matteo si buttava sul letto sospirando ripensando alle crudeli parole che Alessandro aveva detto quella mattina.

    “ Ma sei un deficiente!” Leo guardava sconcertato il suo amico, Alessandro gli aveva raccontato cosa fosse successo il giorno prima, erano in palestra durante una pausa dagli allenamenti.
    “ Ma come....” il giovane atleta era sconcertato “ scusami ma sei un emerito deficiente.”
    Alessandro lo folgorò con un'occhiataccia.
    “ Diana mi ha preso in contropiede,” si difese lui di rimando “ non ho saputo gestire quella situazione.”
    Leo alzò gli occhi al cielo “ Questo dimostra che oltre a essere deficiente sei anche innamorato cotto di quel ragazzo.”
    Alessandro lo guardò come se all'improvviso Leo fosse impazzito “ Sei scemo?” chiese rigirandosi il fioretto tra le mani.
    Leo si alzò “ Lo scemo sei tu, Ale” lo apostrofò l'altro con voce severa “ ammetti che non sai gestire questa storia solo perché ne sei innamorato e hai una paura fottuta di metterti in gioco.”
    Alessandro provò a replicare, ma l'amico non gliene diede il tempo “ Ti ha perfino fatto un regalo e tu che fai?” scosse il capo “ Lo rifiuti ostinandoti a tenere quello che oramai fa parte del passato.” indicò il ciondolo che anni prima Elisa aveva regalato ad Alessandro.
    “ Cresci una buona volta, Alessandro” concluse “ o finirai per perdere quella che potrebbe essere l'ultima occasione per essere felice.”
    Alessandro non replicò, quelle parole lo toccarono fin dentro l'anima.
    Andò a cambiarsi come un automa e la notte non riuscì a dormire così come accadde nei giorni seguenti. Si allenava da mattino a sera, ma il suo pensiero era solo per Matteo.
    Cosa faceva? Come stava?
    Un pomeriggio non c'è la fece più, doveva andare da lui, gli mancava da morire, gli mancava la sua dolcezza, il suo sorriso, la sua timidezza.
    Salì in macchina e andò a casa del ragazzo, scese dall'auto senza dimenticare di prendere una busta bianca che aveva portato con se.
    Suonò al campanello, attese qualche minuto, ma forse non c'era nessuno.
    Lo avrebbe aspettato in portineria magari.
    “ Cosa ci fai qui?”
    Il giovane si voltò, i suoi occhi grigi non nascondevano più l'astio che provava per la ragazza che gli stava di fronte.
    “ Non sono affari tuoi, Diana.” rispose.
    La ragazza rise “ Certo che sono affari miei” un sorriso cattivo le increspò le labbra “ se sei venuto a cercare il mio ragazzo” aggiunse “ ti conviene girare sui tacchi e andare via.”
    Alessandro sorrise “ Non credo che tu e lui stiate insieme.”
    Diana non si arrese “ Che tu mi creda o no,” rispose “ le cose stanno così.” era decisa più che mai a levarsi dai piedi quel rompiscatole “ Matteo non è rimasto in un angolo a piangersi addosso,” lo guardò con odio “ adesso sta con me e la prossima settimana torneremo insieme a Londra.” e nel dire così mostrò due biglietti aerei estratti dalla borsa.
    Alessandro impallidì, era arrivato troppo tardi, cosa pretendeva adesso?
    Dopo aver respinto Matteo, facendogli credere che non lo amava solo perchè....? Perché infatti? Codardia, pura e semplice codardia, era quella la risposta.
    “ Ero venuto a portargli questo” disse indicando la busta “ a questo punto non serve più, ma almeno per favore dargliela, vorrei che Matteo sapesse e che provasse solo a non odiarmi.”
    “ Credi sinceramente che io gliela consegni?” chiese sempre più irritata.
    Gli occhi grigi di Alessandro lampeggiarono, detestava quell'oca giuliva dall'accento britannico “ a questo punto fa come credi” tuonò “ se non vuoi dargliela buttala pure.”
    Diana sospirò “ Va bene” acconsentì di mala voglia “ che cosa è?”
    “ Una lettera e...qualcos'altro” rispose Alessandro “ un biglietto aereo e un pass.” Guardò la ragazza “ Quando leggerà capirà” non aggiunse altro e se ne andò.
    Diana sorrise, col cavolo che avrebbe dato quella lettera a Matteo, il ragazzo si sarebbe subito fiondato tra le braccia di Alessandro, non aspettava altro, erano giorni che sperava in un riavvicinamento.
    Diana mise la busta in borsa salì fino all'appartamento della famiglia di Matteo, Anna le aveva dato le chiavi.
    Andò in camera sua e si chiuse a chiave, aprì la busta e trasalì nel vedere cosa vi fosse: un pass con il logo dell'associazione scherma italiana accompagnato al logo del Coni, un biglietto aereo a nome di Matteo con destinazione San Pietroburgo.
    Diana era sempre più curiosa, con mani impazienti aprì la lettera.

    " Matteo,

    Avrei potuto telefonarti o magari aspettare sotto casa tua, ma ho preferito scriverti.
    Ho preferito scriverti per timore di leggere odio nei tuoi occhi, rancore, o qualcosa....di peggio, avevo paura di leggere indifferenza...
    Dopo la scenata al bar non è passato giorno in cui io non mi sia dato dell'idiota per non aver avuto il coraggio di ammettere quanto tu sia importante per me di fronte alla tua amica.
    Ricordi che al telefono ti dissi che volevo dirti una cosa, guardandoti negli occhi?
    Ti amo, Matteo.
    Ti amo così tanto che non so come, ma sei riuscito a cancellare il ricordo di Elisa, il dolore, l'amarezza, i giorni bui.
    Grazie a te è finalmente tornato il sole nella mia vita.
    Non so se sono ancora in tempo per chiederti perdono, non lo so, ma non posso perderti senza lottare.
    Ti lascio un biglietto aereo, domani partirò per San Pietroburgo, ci saranno i campionati mondiali di scherma, vorrei averti con me.
    Se c'è anche una sola possibilità di poter farmi perdonare, prendi quell'aereo insieme a me.
    Ti aspetterò fino all'ultimo.
    Perdonami se ti ho fatto del male, non mi basterà una vita, ma se vorrai potrò finalmente dimostrarti quanto ti amo e me ne infischio di tutto il resto: sei tu ciò che conta di più e non voglio perderti.
    Se puoi perdonami, amore mio.
    Ti aspetterò a braccia aperte.

    Alessandro"


    Diana aveva il respiro affannoso, non poteva permettere che accadesse, non avrebbe mai ceduto Matteo.
    No!
    Matteo non avrebbe mai saputo di quella lettera, era l'ultima possibilità che lei aveva di farlo suo e non l'avrebbe di certo sprecata.



    CAPITOLO UNDICESIMO


    Matteo rincasò prima del previsto, era andato in biblioteca a restituire alcuni testi, da li a pochi giorni sarebbe tornato a Londra a riprendere la sua vita da studente universitario.
    Trovò Diana seduta sul divano in compagnia di Anna, le ragazze avevano acceso il televisore, Matteo si avvicinò a loro e trasalì.
    La sorella si accorse del suo pallore, prontamente afferrò il telecomando per cambiare canale, ma Matteo la bloccò con un cenno della mano.
    Lentamente si avvicinò al televisore e rimase in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto.
    Nelle orecchie la voce del cronista sportivo che decantava la splendida prestazione della nazionale Italiana nella categoria del fioretto in occasione dei campionati mondiali di San Pietroburgo.
    “ Non l'ho fatto apposta,” si scusò Anna “ scusami.....”
    Matteo non l'ascoltava, il suo sguardo seguiva le sagome agili sulla pedana: la nazionale Italiana sfidava la nazionale Francese, erano le semifinali.
    Era Leo sulla pedana, il cuore del giovane aumentò i battiti quando il giornalista a bordo campo fece il nome di Alessandro.
    Matteo lo vide, aveva il volto coperto dalla maschera, il fioretto in mano pronto a salire a sua volta.
    La telecamera dell' emittente televisiva si soffermò volutamente sul giovane campione.
    “ La nostra Nazionale si sta facendo onore.” commentò il giornalista a bordo pedana “ il nostro capitano saprà portare la squadra alla vittoria finale?”
    Era troppo, Matteo si allontanò in silenzio, voleva stare solo.
    Diana si alzò per corrergli dietro, magari stavolta ci sarebbe riuscita a fare l'amore con lui.
    “ Aspettate voi due!” li richiamò Anna alzandosi dal divano, una espressione indecifrabile dipinta sul viso.
    Scrutava entrambi i giovani.
    “ Cosa c'è ?” chiese Matteo con voce atona.
    La sorella a quel punto sorrise “ Ci sarebbe una cosa che entrambi dovreste sapere.”
    Diana smise di sorridere, aveva una strana sensazione.
    “ Non possiamo rimandare?” chiese la ragazza aggrappandosi al braccio di Matteo.
    “ No, signorina.” rispose la sorella di Matteo “ e comincerò proprio da te.”
    “ Volete spiegare anche a me ?” si intromise Matteo senza raccapezzarsi.
    Anna incrociò le braccia.
    “ Sapevi che Alessandro giorni fa è stato qui ?” la domanda era rivolta a Matteo, ma lo sguardo della ragazza era rivolto a Diana che impallidì.
    “ Cosa?” Matteo era pietrificato, di slanciò si scostò da Diana.
    “ Tu lo sapevi?” chiese tremando.
    Lei non rispondeva, si era chiusa in un ostinato silenzio.
    “ Lo sapeva” confermò Anna senza esitare “ e non solo: Alessandro le ha anche lasciato una lettera per te che presumo…..la signorina non ti abbia dato.”
    Matteo si voltò, era scioccato, arrabbiato e deluso, afferrò il braccio di Diana senza tante cerimonie.
    “ E’ vero ?” chiese con voce alterata, scuotendola .
    Lei non rispondeva.
    “ Rispondimi!” tuonò.
    “ Volevo ti stesse lontano....” piagnucolò “ io...ti amo....lui...non....”
    “ Alessandro ti ama, Matteo” si intromise Anna “ ti ama moltissimo.”
    Matteo rimase come folgorato.
    “ Tu come....fai a sapere...tutto questo...” sembrava tutto così irrealmente meraviglioso...aveva paura che fosse tutto un sogno...
    Anna prese un libro li vicino, lo aprì e ne tirò fuori una busta.
    “ Alessandro mi ha inviato una copia della lettera che ha mandato a te.” Spiegò “ era tutto un trucco, Diana” annunciò con fare trionfante “ e tu ci sei caduta in pieno.” Guardò la ragazza accasciarsi sul divano e scoppiare in pianto a dirotto.
    Matteo si avvicinò alla sorella.
    “ Posso...?” chiese , riferendosi alla lettera.
    La ragazza sorrise “ E’ tua.” Disse “ io non l'ho nemmeno letta.”
    Matteo la prese col cuore in subbuglio, rivolse uno sguardo di profondo disprezzo a Diana “ Mi dai la nausea.”
    La ragazza mostrò i suoi occhioni colmi di lacrime, ma il ragazzo non si fece intenerire.
    “ Prendi le tue cose e vattene via,” sentenziò perentorio “ il solo vederti mi fa schifo.”
    Diana chinò il capo annientata, lo aveva perso definitivamente.
    Matteo corse in camera sua si sedette sul letto e cominciò a leggere la lettera che Alessandro gli aveva scritto.
    Man mano che le parole scorrevano sotto ai suoi occhi, lacrime di gioia gli rigavano le guance.

    ......" Ho parlato con tua sorella, sa tutto del mio tranello teso a Diana: spero tu possa perdonarmi per lo stratagemma usato, ma volevo ti rendessi conto di che pasta fosse fatta Diana.
    Sappi che ti amo, finalmente posso dirtelo, l'ho capito.
    Aspettami ti prego.
    ti amo!

    Alessandro"

    Questo era il lungo post scriptum.
    Matteo corse fuori dalla stanza, lui lo amava...Alessandro lo amava....lo amava...quasi si sentiva scoppiare il cuore di gioia.
    Il televisore era ancora sintonizzato sul canale sportivo, erano all'ultima manche, l'Italia e la Francia erano in parità, l'ultima stoccata e una delle due avrebbe avuto la finale a squadre.
    Matteo guardò la sorella, era seduta sul divano e gli sorrideva.
    Un urlo di gioia uscì proveniente dal televisore li fece voltare: L'Italia aveva vinto, Alessandro con un fulmineo affondo aveva concluso il lavoro dei suoi compagni.
    Matteo sentì il cuore aumentare i battiti quando vide l'amato circondato dai compagni e dai commissari tecnici esultanti.
    Quanto amava quel viso dai lineamenti così regolari e virili...
    Si portò una mano al cuore mentre un singhiozzo gli scuoteva il petto.
    Anna gli si avvicinò.
    “ Credo tu sappia cosa fare, fratellino.” disse con un sorriso mentre gli accarezzava il viso “ lui ha dimostrato di amarti, adesso tocca a te.”
    Matteo l'abbracciò e annuì in silenzio, ma il suo cuore sapeva già cosa fare....


    Alessandro si lasciò cadere sul letto della sua camera d’albergo, era a pezzi, ma era soddisfatto, erano in finale, l'indomani si sarebbero giocati la medaglia d'oro con la Russia e il giorno dopo sarebbe toccato a lui sfidare Boris Ustinov nella gara individuale.
    Aveva aspettato tanto quel momento eppure adesso era tutto in secondo piano.
    Nei suoi pensieri c'era solo Matteo, il suo sorriso, il dubbio che il ragazzo non lo avesse perdonato.
    “ Basta!” si disse, afferrando il cellulare e componendo il numero dell'amato, ma trovò la segreteria, imprecando si alzò dal letto, meglio fare un giro e schiarirsi le idee.
    Aprì la porta e si stupì di trovare Leo sulla soglia.
    “ Stavi uscendo?” chiese l'amico.
    “ Vado a fare due passi,” rispose Alessandro “ ti va di farmi compagnia?” propose.
    “ Certo.” acconsentì Leo sorridendo, quando furono fuori dall'albergo nonostante le brezza gelida i due si avviarono lungo il marciapiede.
    “ Vorrei parlarti di una cosa.” cominciò Alessandro, grattandosi una tempia a disagio.
    “ Ti ascolto,” lo esortò Leo “ riguarda Matteo immagino.”
    Alessandro annuì, in breve gli raccontò come stavano realmente le cose, del piano per smascherare Diana, della lettera.
    Leo lo ascoltava in silenzio e solo alla fine commentò “ Allora non sei deficiente come credevo” schivò in tempo uno scherzoso pugno dell'amico “ quindi adesso Matteo sa.”
    Ale annuì “ Ho provato a chiamarlo nel cellulare” spiegò “ ma è staccato.”
    “ Magari vuole stare un pò per conto suo e riflettere.” gli suggerì Leo.
    “ Non vedo l'ora di tornare in Italia per potermi chiarire con lui.”
    Leo sorrise “ Concentrati a portare a casa quella medaglia e poi potrai andare dal tuo bell'innamorato....” il pugno scherzoso stavolta arrivò a segno.



    EPILOGO


    Matteo guardò l'ora, certo che le compagnie aeree dovevano scegliere proprio per quel giorno per protestare.
    Aveva passato la notte in aeroporto, il suo aereo doveva partire la sera prima, ma tra ritardi e contrattempi non era stato possibile.
    Seppur con disagi avevano comunicato che il volo era previsto per le dieci del mattino.
    “ Dannazione!” imprecò con impazienza.
    “ Non essere così agitato” lo riprese sua sorella, seduta nella poltroncina accanto “ nel pomeriggio potrai vederlo.”
    Matteo sbuffò, avrebbe voluto essere con Alessandro già il giorno prima.
    Dopo aver letto la lettera due giorni addietro aveva prenotato il primo volo disponibile per San Pietroburgo, voleva stargli vicino per la finale a squadre, ma non era stato possibile visti quegli scioperi, si augurò almeno di arrivare in tempo per la gara individuale della sera.
    Lui e Anna avevano seguito la competizione attraverso il web, mai come in quell'occasione Matteo benedì i cellulari di ultima generazione.
    Sembravano due bambini, avevano trepidato fino all'ultimo e quando infine Alessandro aveva dato l'affondo finale avevano gridato ed esultato per la gioia.
    Matteo era felice, Alessandro lo aveva reso fiero di lui, in cuor suo pregò di arrivare in tempo, voleva essere con lui durante la prova più importante, voleva fargli una sorpresa ecco perchè non aveva risposto al messaggio che l'amato gli aveva lasciato in segreteria.
    La tentazione era stata grande, ma stavolta non si era fatto trascinare dall'istinto.


    Alessandro sentiva i muscoli tendersi a ogni movimento del braccio, Boris Ustinov si stava rivelando un avversario veramente temibile.
    Erano in assoluta parità, una manche ciascuno, ma al momento era il russo che conduceva la gara con due punti di vantaggio.
    Alessandro aveva appena parato una mossa di terza decisamente fulminea, per poi passare all'attacco con una mossa di quarta che purtroppo aveva solo sfiorato il punto.
    La squadra era a bordo campo con i commissari tecnici, tutti assistevano in trepidante silenzio.
    Leo si torceva le mani tanto era agitato, quando all'improvviso sentì un tocco leggero sulla spalla.
    Si voltò e rimase di sasso, nel riconoscere Matteo. Un pass appeso al collo che gli aveva permesso di entrare in quella zona riservata e un radioso sorriso a illuminargli il volto.
    “ Che ci fai qui?” chiese Leo piacevolmente sconvolto.
    Matteo sorrise e indicò Alessandro.
    “ Ho usato il pass che aveva mandato nella lettera che ha dato a Diana” disse immaginando che l'altro in quanto amico fraterno di Alessandro sapesse tutto.
    Un boato li fece voltare, Alessandro aveva recuperato i due punti di svantaggio, adesso lui e Boris erano alla pari, un solo punto e presto ci sarebbe stato un vincitore.
    Matteo vide la magnifica figura del giovane uomo muoversi con elegante velocità lungo la pedana, un passo, due....tre....e l'affondo, il russo non se lo aspettava, sbilanciato non riuscì a parare il colpo.
    Dalle tribune italiane salì una vera ovazione.
    Era finita, Alessandro aveva portato alla nazionale azzurra la medaglia d'oro.
    Si tolse la maschera e con un urlo di gioia corse ad abbracciare i compagni e i commissari tecnici che aspettavano di portarlo quasi in trionfo, ma quando vide la persona accanto a Leo si bloccò.
    Guardò Matteo quasi incredulo, a sua volta il giovane lo guardava con gli occhi colmi di lacrime di gioia e di orgoglio.
    Alessandro scosse il capo e in due falcate lo raggiunse, lo prese tra la braccia con tanta foga che Matteo quasi perse l'equilibrio e dovette aggrapparsi a lui.
    “ Non ti chiedo nemmeno come hai fatto a essere qui.” gli sussurrò il neo campione del mondo accarezzandogli il viso, i suoi occhi chiari brillavano, non gli sembrava vero di poterlo tenere tra le braccia, respirarne il familiare profumo.
    “ Dovevo essere qui ieri.....” spiegò Matteo, cercando di non sciogliersi sotto a quello sguardo magnetico “ma in Italia ci sono stati scioperi delle compagnie aeree”
    Alessandro lo baciò in fronte e lo tenne stretto “ a me basta che sei qui.....” stava dicendo.
    “ Piccioncini,” li richiamò un commissario tecnico tra il serio e il faceto “ avrete tempo dopo di fare gli innamorati.”
    I due arrossirono come due scolaretti.
    “ C'è una medaglia d'oro da ritirare.” continuò l'uomo ridendo.
    Alessandro annuì, sfiorò le labbra di Matteo e gli sorrise “ Aspettami.” gli sussurrò.
    Il ragazzo scambiò una breve occhiata d'intesa con Leo “ Non mi muovo da qui.” gli promise “ resto con lui.” concluse indicando l'altro giovane atleta.
    La premiazione fu un momento solenne, un'occasione per ribadire il proprio orgoglio di essere italiani e per condividere la gioiosa soddisfazione di aver riportato un trofeo così prestigioso nel Bel Paese.
    Matteo era emozionato, se ne stava in mezzo ai compagni di squadra del fidanzato, Leo non lo abbandonava nemmeno per un minuto.
    Fu quando il presidente della commissione consegnò la medaglia ad Alessandro che accadde una cosa che Matteo non avrebbe mai dimenticato. Il giovane campione si era chinato per ricevere la medaglia più prestigiosa e i complimenti dei giudici di gara, quando venne il momento di mostrare il prezioso trofeo ai fotografi però abbassò leggermente la lampo della tuta che indossava e ne tirò fuori un ciondolo.
    Era un quadrifoglio stilizzato in oro.
    Matteo trattenne il respiro e Leo rimase a bocca aperta.
    Era il ciondolo che Matteo gli aveva regalato tempo addietro e che Alessandro aveva rifiutato di indossare.
    “ Ti ha dato una grande prova d'amore.”
    Matteo non sentì nemmeno quelle parole, vedeva solo Alessandro, lo vide scendere dal podio bello e sorridente come un dio nordico, andargli vicino e incurante dei fotografi di mezzo mondo prenderlo tra le braccia.
    “ E’ questa la medaglia più prestigiosa.” gli sussurrò indicando il piccolo monile.
    Matteo nascose il viso contro il torace dell'amato, non riusciva a trattenere le lacrime, “ Io...non credevo...che tu lo avresti mai indossato…..” sussurrò tra i singhiozzi.
    Alessandro gli sollevò il mento per inchiodare i suoi occhi a quelli dell'altro “ Non lo toglierei per niente al mondo” rispose con forza “ fa parte di me ormai.” nel dire così chinò il viso e lo baciò, mentre una valanga di flash immortalava quella scena tra lo stupore, la gioia e qualche sguardo scandalizzato.
    “ Ma…...sei impazzito...” lo riprese Matteo avvampando “ ti rendi conto...che mi hai baciato...?”
    Alessandro sorrise “ Non ho nulla di cui vergognarmi, amore mio.” rispose con dolcezza, scostando una ciocca di capelli ribelli dalla fronte di Matte. “ Non ho alcun problema a rendere pubblico il mio legame con te.” guardò Leo il quale aveva a fianco Anna, la ragazza aveva accompagnato il fratello in quella corsa contro il tempo.
    “ Qualcuno a ragione mi diede del deficiente per essere stato indeciso così a lungo.” commentò Alessandro “ Dico bene?”
    Leo annuì “ Mai parlato meglio, vecchio mio.”
    “ Se i nostri colombi non vogliono finire in pasto ai paparazzi” si intromise Marcello, uno dei commissari tecnici “ sarà meglio che se la svignino.” stava ridendo, era felice di vedere Alessandro a nuova vita, era una persona solare e il merito andava a quel ragazzo dagli occhi così espressivi.
    Si amavano ? Meglio così, alla nazionale non interessava certo la vita privata degli atleti soprattutto se le conseguenze davano risultati così eccellenti.
    Alessandro spinse gentilmente Matteo “ Credo abbia ragione,” rivolse uno sguardo ad Anna, “ ti sarò debitore a vita.” disse con tono pieno di affetto che fece arrossire la ragazza.
    “ Di niente...” balbettò quest'ultima prima che i due sparissero in mezzo a quella confusione.
    Matteo seguiva Alessandro lungo i corridoi “ Ma dove andiamo ?” chiese col fiatone.
    L'altro si bloccò di colpo, lo prese tra le braccia e lo baciò con tutto l'amore che finalmente poteva dimostrargli.
    “ Si va a vivere la nostra vita insieme, amore mio.” rispose a fior di labbra “ e sta sicuro che non ti lascerò più andare via.”
    Matteo gli cinse il collo “ Ti amo.” sussurrò prima di sollevarsi per baciarlo.
    Alessandro lo accolse con trasporto “ Ti amo anche io.” rispose, mentre in cuor suo ringraziava la vita, il destino e anche Elisa, il suo pensiero andò alla defunta fidanzata per l'ultima volta, era stata lei che facendoli incontrare sulla sua tomba aveva regalato all'ex fidanzato una seconda vita e Alessandro sapeva che stavolta sarebbe stato per sempre.

    Edited by giu810 - 12/5/2013, 01:50
     
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