Brividi Infedeli

Written by Silvia

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  1. LightxRyuzaki
     
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    Ne sono felice :D (ad averla scritta sono io,Silvia).

    Posto allora il 2°capitolo ^_^


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    Capitolo 2





    Le voci eccitate delle due donne erano udibile fino all'entrata e,quasi in contemporaneo,i due uomini avevano fatto una smorfia per la moglie casinista.

    Ad accoglierli in cucina,c'erano il palpabile profumo di cipolla soffritta e della carne tritata.

    Con timidezza,Jonathan irruppe nella stanza guardandosi intorno:

    oltre a una tavola con una sobria tovaglia giallo-ananas,c'era un ventilatore che lavorava silenziosamente nell'angolo della stanza,sopra un comodino vimini.

    Alla sinistra,una graziosa cucina,che a lui ricordò vagamente quella del film “Il Sesto Senso”.



    “Oh,eccovi,musoni!”



    Licia,con i suoi abbondanti (e ingombranti,dovette ammettere Jonathan) capelli ricci legati con una molletta color ruggine,aveva un grembiule intorno ai fianchi,e sembrava particolarmente sgargiante.

    Guardò Angelo e gli sorrise avvicinandosi per stringergli la mano.



    “Piacere!Sono Licia,la moglie di Jonathan”



    “Il piacere e tutto mio”



    Ammise l'uomo dai capelli neri stringendogli la mano a sua volta.



    Federica (che da dietro faceva ancora più paura e sembrava la bambina di “The Ring”),stava tagliando a rondelle le zucchine così velocemente,che il giovane sposo della rossa rimase infantilmente a bocca aperta.



    “Wow,hai fatto un corso di cucina,Federica?”



    Chiese,cercando di rompere il ghiaccio e legarsi a quella donna antipatica.

    La corvina si girò e sorrise.

    Grazie a Dio,il sorriso sul suo viso la rendeva graziosa.



    “Oh,come sei gentile!No,è solo che ho avuto a che fare con i miei 3 fratellini,visto che mia madre lavorava sempre...”



    Il suoi sguardo si posò pigramente sul marito.



    “Siamo usciti dalla tana,a quanto vedo...”



    L'uomo si stiracchiò con uno sbuffo rumoroso mentre la rossa tornava ai fornelli con un sorriso.



    “Chiedo scusa,ma la tua boccuccia deve pur ingurgitare qualcosa,no?E grazie alla mia “tana” in questa casa entrano dei soldi...”



    Federica fece una smorfia talmente grande che fu praticamente visibile a tutti.



    “Mi perdoni,mister -Io mi do da fare,mentre tu stai tutto il giorno a non fare un cazzo-...”



    “Bah,non ho detto questo!Lo vedi che sei un avvoltoio?!”



    Guardando da una parte all'altra,Jonathan era indeciso se scoppiare a ridere o cercare di fermarli.

    Proprio non riusciva a capire se stessero litigando o scherzando.

    Dopo un po' di silenzio,la corvina sospirò.



    “Vabbè,lasciamo perdere...hai finito il capitolo del tuo romanzo?”



    “No,non ancora...”



    Rispose freddamente l'uomo,sedendosi a capo tavola.

    Il castano lo imitò.



    “E che ci fai qui?”



    Il corvino si girò a sorridere al giovane al suo fianco.



    “Beh,volevo fare quattro chiacchiere con Jonathan...sembra simpatico...”



    Federica si girò verso di lui con gli occhi quasi spalancati.



    “Oh,non è mai capitato che lasciassi il tuo lavoro per discutere con qualcuno!”



    “Beh,c'è una prima volta per tutti,no?”



    Rispose lui con un sorriso forzato.

    Lei rispose con un'alzata di spalle,gettando con un coltello contro il tagliere di legno,le zucchine dentro la padella.



    “Se lo dici tu...”



    “Quindi Angelo,sei uno scrittore...cosa scrivi?Genere,intendo...”



    Cominciò con voce squillante la rossa,come stesse parlando a un bambino mentalmente disturbato.

    Il marito della corvina,annuì al nulla,mentre Jonathan fissava il riflesso giallo sul bicchiere davanti a sé.



    “Scrivo romanzi .Per ora ne ho scritti cinque,tra cui tre sono storie dell'orrore e due sono thriller...”



    “Oh,che bello!Io adoro i libri!Potresti farmeli leggere?”



    Angelo annuì con un certo disagio.



    “Ma certo,mi farebbe davvero piacere. Poi te li passo.”



    “Grazie di cuore”



    “Jonathan,che lavoro fai?”



    Intervenne prontamente la scura,come se si sentisse a disagio che nessuno le parlasse.



    “Ehm,lavoro in una gelateria...”



    “Oh,deve essere bello!”



    Rispose lei,con un tono che sembrava voler incolpare il marito.

    Quest'ultimo si girò verso di lui incuriosito.



    “Lavori tutta la settimana?”



    “No,sono a casa venerdì,sabato e domenica...in compenso,il resto della settimana ho il turno pieno...”



    “Beh,almeno è tranquillo il fine settimana...”



    Commentò dal nulla la rossa,che fissava incantata quello che bolliva nella pentola.



    “Già,direi che è una buona cosa”



    Replicò la corvina,sempre con quel tono fastidioso.

    Jonathan guardò Angelo.



    “Da quanto siete sposati?”



    “All'incirca un anno...”



    “Capisco...”



    “E già non la sopporto più...”



    “Pensa io!”



    Intervenne con un borbottio nervoso Federica,accompagnato da uno sbuffo.

    La rossa guardò da una parte all'altra con nervosismo,come se il destino dell'umanità dipendesse da lei.



    “Oh,coraggio!Siete una così bella coppia!”



    Quasi in sincronia,entrambi pronunciarono uno “Tsk!”.

    Il castano fece un mezzo sorriso per poi fissare da una parte all'altra anche lui.

    Non appena il suo sguardo incontrò quello di Angelo,questo sorrise con ardore e lui si sentì stranamente mancare.



    Il silenzio sembrò regnare nella stanza,sebbene le due donne stessero vivamente chiacchierando.


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    Erano passati ormai cinque mesi da quando Jonathan e sua moglie Licia si erano trasferiti nella nuova casa.

    Tutti i giorni,si incontravano con Angelo e Federica,a volte nella loro casa o viceversa.

    Qualche volta erano persino usciti insieme al ristorante.

    Ma,sebbene fossero in sintonia,Jonathan si sentiva stranamente a disagio con Angelo o almeno ogni volta che si guardavano.

    Gli pareva un gesto maleducato,ma gli capitò più volte di distogliere lo sguardo nel bel mezzo di una chiacchierata e sperò vivamente che il corvino non capisse o almeno non sentisse le sue vere ragioni,che in un certo senso il giovane trovava stupide.

    Per carità,lui si trovava benissimo con lui.

    Andavano molto d'accordo,scoprirono anche di avere diversi interessi in comune:

    la passione per i rettili,la cucina indiana,la musica metal e persino i film di Woody Allen.



    Ma erano quegli occhi che lo facevano star male.

    Sembravano due fari dalla luce fioca,pronti ad analizzare fino in fondo un luogo deserto.

    Ogni volta si incontravano con un sorriso sgargiante,come se entrambi non desiderassero altro che vedersi.



    Cosa che,con inquietudine,Jonathan trovò del tutto vera.

    Erano come fratelli separati alla nascita.

    Più di una volta,infantilmente,il castano si era trovato a desiderare che lo fossero.



    Ma,era normale sentire come il cuore martellargli contro la pelle del petto ogni volta che anche solo si sfiorassero?

    O quando gli dava una leggera pacca sulla spalla?



    Jonathan spinse la faccia contro il cuscino,cercando con gli occhi la forma femminile che ronfava nuda al suo fianco. Con la mano le sfiorò una coscia,sorridendo.



    Bah,forse sì...magari era per la troppa sintonia...



    Forse...


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    Alle 2:31 di notte,Jonathan,attraverso diverse ciocche spettinate sulla fronte,cercò con lo sguardo stanco l'orologio,sbuffando.

    Non riusciva ad addormentarsi.

    Non capiva perchè.

    Aveva sonno,la temperatura era sopportabile,c'era un silenzio delizioso.

    Ma qualcosa dentro di lui sembrava intento a non farlo dormire.

    Scattò in piedi con pigrizia,per poi dirigersi,in camicia e boxer,verso la cucina.

    La luce del frigorifero era particolarmente confortante nel buio pesto della notte.

    Afferrò una scatola di latte già aperta,controllando la data di scadenza.

    Tutto regolare.

    Non appena ingurgitò il freddo liquido,sentì un suono proveniente dall'entrata.

    Per poco non gettò il cartone sul pavimento.

    Si soffocò con il latte,per poi tossire silenziosamente.

    Chi diavolo era a quest'ora?!

    Posando velocemente la confezione nel frigo e chiudendolo,quasi in punta di piedi,il castano andò verso l'entrata.

    Spiò con sguardo vigile ogni oggetto,come se fosse posseduto.

    Ma non vide niente.



    Alzò le spalle.

    Vedeva troppi horror ultimamente.

    Meglio lasciar perdere.



    Di nuovo un suono,ora più percettibile,e lui rimase pietrificato davanti alla porta d'entrata.

    Qualcuno stava bussando.



    Deglutì e prese un respiro.

    Non poteva esserci nessuno.

    Era notte fonda.



    Ora avrebbe aperto quella porta maledetta,convincendo sé stesso di aver bisogno di una sana dormita e di una settimana di astinenza dai film dell'orrore.

    Non appena aprì la porta selvaggiamente,per poco non cadde.



    Si accorse di tremare.

    Probabilmente era il freddo entrato ora,contro le sue gambe.

    I peli sulla pelle si rizzarono come sull'attenti.



    Era il freddo,sì,era il...



    “Ciao,Jonathan...spero di non disturbare.”



    Angelo gli stava calorosamente sorridendo.
     
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3 replies since 8/11/2013, 13:18   52 views
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